“Punizione dal limite dell’area di rigore. Breve rincorsa di Corso: parabola imparabile e gool !“ le storiche radiocronache di Tutto il Calcio minuto per minuto riecheggiano nei commenti di tutti i media per la scomparsa a 78 anni di Mario Corso.
Una scomparsa che rappresenta veramente un doppio lutto: per il calcio italiano e per i tifosi interisti.
“Mario Corso era l’unico calciatore che Pelè dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della sua classe “: in queste parole commosse di Massimo Moratti, rilasciate all’Ansa, c’è la sintesi del valore dell’indimenticabile campione di calcio, vincitore con la leggendaria Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera di due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali e quattro scudetti, ma soprattutto dell’uomo Mario Corso.
Definito alternativamente Mandrake del pallone e “participio passato del verbo correre” dal mitico Gianni Brera, Corso deve il suo appellativo più famoso alla partita d’esordio in nazionale, nel 1961, a Tel Aviv dove la ventunenne promessa dell’Inter aveva letteralmente ribaltato l’esito della partita trascinando con due reti la squadra azzurra alla vittoria per 4-2 dopo un primo tempo chiuso con Israele in vantaggio per 2-0. “Siamo stati sconfitti dal piede sinistro di Dio” esclamò il tecnico di Israele dopo la partita.
Quel sinistro, reso ancor più beffardo dal calzettone arrotolato fin sulla caviglia in onore del suo idolo Omar Sivori, al quale, tanto per capire il carattere, riservò un tunnel la prima volta che se lo trovò di fronte.
Quel sinistro che serviva come pennello o come stecca da biliardo: per disegnare le traiettorie delle sue celebri punizioni a “foglia morta” o per lanciare un compagno davanti alla porta. Alla grande Inter, della quale Corso con Sandro Mazzola, Sarti, Burnich, Facchetti, Domenghini, Peirò, Jair, Guarneri e Mario Picchi, fu uno dei protagonisti in campo e nello spogliatoio, era solito dirsi che “quando Suarez era in forma si era sicuri di non perdere, quando era in forma Corso eravamo invece sicuri di vincere”.