Visione internazionale ed analisi economica erano connaturate con l’innata cultura liberale di Antonio Martino, che aveva il dono naturale della poliedricità democratica. Non soltanto perché figlio di Gaetano Martino, uno dei padri dell’Unione europea, o perché docente emerito di storia e politica monetaria alla facoltà di Scienze politiche de La Sapienza di Roma e successivamente Preside della facoltà di Scienze politiche della Luiss di Roma, quanto piuttosto in virtù dei suoi studi a Chicago dove era stato allievo del premio Nobel per l’Economia Milton Friedman, il principale esponente della teoria economia del monetarismo, che su di lui ebbe una grandissima influenza.
Rientrato in Italia si avvalse per le sue esperienze politiche, per così dire di base, della naturale militanza nel glorioso, e purtroppo dimenticato, Partito Liberale italiano di Giovanni Malagodi, Manlio Brosio, Salvatore Valitutti, Aldo Bozzi, Raffaele Costa, Egidio Sterpa e Valerio Zanone.
Una duplice epopea internazionale e italiana di democrazia e di libertà, che forgiò Antonio Martino e lo proiettò con un non comune background atlantico ed economico alle esperienze di Ministro degli Esteri nel primo governo Berlusconi del 1994 e di Ministro della Difesa nei 5 anni dell’esecutivo, nuovamente presieduto fra il 2001 ed il 2006, dal leader di Forza Italia, formazione politica che aveva contribuito a fondare.
Martino che si definiva “semplicemente liberale” era essenzialmente un economista, nonostante i notevoli riscontri internazionali e istituzionali delle sue esperienze alla Farnesina e soprattutto al Ministero della Difesa, durante la fase storica dell’attacco alle torri gemelle di New York e della guerra al terrorismo islamico in Afghanistan.
E da economista riteneva che il fallimento delle politiche stataliste è dovuto a ragioni non solo tecnico-economiche, ma ancor prima etiche e filosofiche. Memorabili le sue divergenze, per la sua posizione liberista in economia, con l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti: più volte Martino polemizzò con lui, sostenendo che prediligesse posizioni illiberali e anti-mercato.

Fra il cordoglio unanime del mondo politico, dal Presidente della Repubblica Mattarella, al Premier Draghi, a Silvio Berlusconi, ad Enrico Letta ad Antonio Tajani, spiccano le commosse parole dell’ex allievo ed attuale Sottosegretario all’Editoria e Vice Presidente dei Senatori di Forza Italia, Giuseppe Moles: “Il Professore mi ha lasciato. La morte di Antonio Martino, del mio Professore e maestro di vita, è per me un dolore indescrivibile, ed é una grave perdita per tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo”.
“Era un uomo di altri tempi, di una straordinaria umanità, coerenza, signorilità e autorevolezza” – sottolinea Moles – “grande intellettuale e uomo delle istituzioni, illuminato politico e grande autentico liberale di nome e di fatto. Mi mancherà tutto di lui: le sue battute, i suoi aforismi, il suo sorriso, i suoi consigli come i suoi rimproveri. Sono e sarò per sempre grato ed onorato degli insegnamenti, dell’affetto e dell’amicizia che mi ha donato. E’ stato per me un immenso privilegio essere al suo fianco per tanti anni” conclude il Sottosegretario Moles.
