Con un salto nel buio, senza alcuna razionalità, da dieci giorni la guerra di Putin è un crescendo di atrocità, terrore e diktat ignobili e a dir poco controproducenti. Come l’ultimo sull’oscuramento dei social e per impedire che i media parlino del conflitto e addirittura sollevino dubbi. Da manuale di tutte le dittature. Insomma zitti e Mosca…si potrebbe ironizzare.
Dalla scomposizione analitica degli eventi emerge il dato sconvolgente di un intero pianeta ostaggio delle minacce nucleari dell’attuale Presidente russo. Politologi, analisti di strategie militari, intelligence, storici e psichiatri non riescono trovare una spiegazione plausibile alle finalità di Putin.
Il livello della sua sfida glocal, globale e locale, è talmente letale da far pensare ad un obiettivo preciso che può essere raggiunto soltanto imbrigliando l’attenzione del mondo attorno ad un contesto molto distante da dove si intende sferrare un colpo talmente devastante da non lasciare possibilità di ritorsioni.
Fa venire i brividi solo a pensarlo, ma è la logica agghiacciante del first nuclear strike, l’attacco nucleare a sorpresa. Un attacco impossibile per il dispiegamento di basi di missili e di sottomarini nucleari dislocati in tutto il mondo. A meno di un ricorso ad armi ancora più terribili. Ma davvero si può arrivare ad ipotizzare tanto orrore?
Gli interrogativi sulle insostenibili conseguenze per la Russia della guerra scatenata contro l’Ucraina fanno correre a briglia sciolta dietrologie e scenari apocalittici. Angosce, come quelle dell’assalto russo alle centrali nucleari ucraine, che si insinuano fra i retropensieri della quotidiana morte in diretta di un intero popolo.

Una disperazione senza fine che lascia sgomenti e che rimbalza invece senza tracce d’umanità sul volto di Vladimir Putin, il quale ripete ossessivamente che si fermerà soltanto quando completerà l’occupazione. Anni luce di differenza col Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyj, l’attore che come lo storico presidente americano ed ex divo di Hollywood Ronald Regan, il vincitore della guerra fredda con l’Unione sovietica, una volta eletto si è trasformato in uno vero statista ed in un autentico eroe popolare, che guida in prima persona la resistenza contro la spietata invasione russa. Resistenza che, come a Stalingrado, proseguirà fra le macerie di Kiev e delle altre città della martoriata nazione.

Inviso e isolato dall’opinione pubblica internazionale, Putin oltre a rimediare una mezza scomunica da parte di Papa Francesco (“Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza” ha tuonato testualmente Bergoglio) secondo tutti gli esperti sta soprattutto compromettendo il futuro dei russi perché devia il corso della storia del suo paese, faticosamente uscito dal totalitarismo sovietico ed in piena fase di sviluppo economico, scientifico e culturale.
