“God save the United States of America”, hanno pensato in molti a Washington mentre il Presidente Joe Biden annunciava solennemente la ricandidatura alla Casa Bianca.
Per l’America si aprono prospettive delicate che determineranno una tumultuosa campagna presidenziale nel 2024, con un Presidente uscente di quasi 82 anni che, se confermato come candidato dalla convention democratica, dovrà molto probabilmente affrontare nuovamente l’ex presidente Donald Trump.
Il tycoon non aspettava altro e da mesi rinfocolava veleni e insinuazioni sui risultati delle elezioni del 2020, pronto a cavalcare tutte le contraddizioni sommerse e latenti di un’America profonda e conservatrice, secessionista e segregazionista, deflagrate nell’assalto alla sede del Congresso del 6 gennaio 2021.
Mentre già i repubblicani esultano perché – sostengono – oggettivamente Biden é il candidato più debole del Partito Democratico e paragonano l’attuale Presidente a Jimmy Carter, battuto dopo un solo mandato da Ronald Reagan, a causa dell’alta inflazione e dei contraccolpi della crisi degli ostaggi a Teheran.
Una situazione analoga a quella attuale, argomenta il Grand Old Party, con una inflazione aggravata dai rischi di uno tsunami bancario e la guerra in Ucraina che distoglie gli Usa dalla più preoccupante minaccia dell’arrembaggio cinese all’economia globale. Argomenti che faranno presa sull’elettorato.
La sensazione é che Biden, oltre a rendere ineluttabile la ricandidatura di Trump destinata altrimenti a tramontare, abbia perso l’occasione di uscire onorevolmente e meritoriamente di scena, dopo avere rimesso in carreggiata un paese in balia dei colpi di testa di the Donald e con una politica estera alla deriva: troppo filo Putin, affrettatamente in rotta sul nucleare con l’Iran, miope in Africa e medio oriente, impotente nell’indo pacifico nei confronti della Cina. A Trump si rimprovera in particolare di essersi lasciato prendere in giro dal dittatore nord coreano Kim Jong-un, che nonostante i vertici e le strette di mano ha completato la realizzazione di sistemi missilistici nucleari in grado di colpire il nord America e l’Europa.
Nell’annunciare la ricandidatura Biden ha sottolineato di ritenere necessario finire il lavoro che ha iniziato quando il paese era tormentato da una pandemia mortale, l’economia vacillava e la democrazia era in bilico. La sua presidenza – ha sostenuto – ha evitato che il paese precipitasse nel baratro.
Il Presidente uscente ha manifestato la sua ambizione di trasformare quella che era iniziata necessariamente come una transizione in una presidenza costitutiva di una nuova America più democratica, economicamente e militarmente all’avanguardia, saldamente leader del mondo libero.
Già ora i sondaggi indicano che pochi democratici sono entusiasti dell’idea che possa candidarsi di nuovo, ma tuttavia molti credono che potrebbe essere la soluzione migliore per mantenere la Casa Bianca. Gli elettori, evidenziano però i sondaggi, sarebbero preoccupati dall’età avanzata di Biden che avrebbe 82 anni all’inizio di un secondo mandato e 86 alla sua conclusione. Il precedente presidente più anziano era Ronald Reagan, che al termine del secondo mandato aveva 77 anni.
In attesa dell’esito delle numerose inchieste giudiziarie che coinvolgono Trump, e che comunque paradossalmente potrebbero favorirlo nella campagna presidenziale, Biden punterà tutte le sue chance su una conclusione quanto più favorevole possibile a Kiev della guerra scatenata contro l’Ucraina dalla Russia di Putin.
Sul fronte della contrapposizione alla Cina basterebbe invece raggiungere un compromesso con Pechino per rilanciare l’economia globale e americana in particolare. In God We Trust, confidiamo in Dio, è del resto stampato sui dollari che muovono l’economia del mondo.
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