Dall’Ucraina all’Africa, le guerre di Putin si estendono a macchia d’olio. “Gli eventi drammatici che si manifestano in Sudan testimoniano come il Mediterraneo e l’Africa non siano immuni dagli effetti destabilizzanti provocati dal conflitto russo-ucraino, e questa consapevolezza deve spingere l’Occidente ad articolare una strategia di intervento su molteplici livelli” denuncia la Presidente della Commissione Affari esteri e difesa del Senato Stefania Craxi.
Alla guerra civile in corso in Sudan si aggiunge l’allarme per la stabilità del vicino Ciad, considerato uno dei partner più importanti degli Stati Uniti sul piano della sicurezza, al centro di un continente teatro della crescente influenza russo-cinese e del terrorismo islamico.
Secondo il Washington Post, l’intelligence americana ha documentato gli interventi del Gruppo mercenario Wagner, controllato dal Cremlino, per reclutare ribelli locali e rovesciare il legittimo governo del Ciad.
Per drenare risorse e armamenti da destinare al conflitto ucraino, la Wagner in Africa avrebbe cambiato strategia: non punta più infatti a sfruttare, come in Libia, i vuoti di sicurezza ma a provocare l’instabilità di interi paesi.
Dai documenti citati dal Washington Post emerge che gli sforzi messi in atto per scatenare la guerra civile in Sudan e fomentare una rivolta in Ciad rientrano in un progetto ad ampio raggio per creare una confederazione di stati africani filo russi di cui dovrebbero far parte Sudan, Ciad, Burkina Faso, Eritrea, Guinea, Mali e Niger.
Gli scontri in corso in Sudan fanno temere, denunciano le Nazioni Unite, l’esodo di milioni di profughi verso l’Europa. A Khartoum la situazione é a dir poco tragica: carri armati nelle strade, negozi e stazioni di benzina saccheggiate, raffiche di mitra ovunque. Nella capitale non ha retto neanche la terza tregua proclamata dall’ esercito governativo e dai golpisti delle Forze di supporto rapido (Rsf), armati e “indirizzati” dal Gruppo Wagner, che controlla le miniere d’oro e le risorse minerarie gestite dai ribelli.
Chi può cerca di lasciare la capitale o il Paese, stranieri compresi, a cominciare dai 105 italiani evacuati dalla Farnesina e dal Ministero della Difesa grazie all’intervento del Comando Operativo Interforze, sotto la guida autorevole ed esperta del generale Francesco Paolo Figliuolo.
Come riferisce Al Jazeera, e confermano diversi giornalisti, sono sempre più frequenti i blackout elettrici e delle comunicazioni. Le vittime accertate dall’Onu sono oltre 450 e 3.700 i feriti tra i civili coinvolti da dieci giorni negli scontri armati e nei bombardamenti tra i militari fedeli al generale Abdel-Fattah Burhan e i miliziani del leader dei paramilitari dell’Rsf, Mohammed Hamdan Dagalo, che si contendono il controllo delle risorse economiche del Paese.

Allarma soprattutto la situazione umanitaria, denunciano le Ong, tra cui Emergency – che ha rimpatriato solo sette membri del suo staff internazionale, che conta ora 46 persone accanto allo staff sudanese – e Save the Children, secondo cui in Sudan già si registrano 2,7 milioni di bambini malnutriti, dei quali 522mila soffrono di malnutrizione acuta grave.
Da Kiev a Khartoum la moltiplicazione delle guerre del Cremlino rischia di innescare un incontrollato effetto boomerang globale perché l’Africa è il cuore nevralgico del mondo e i suoi conflitti si ripercuotono in tutto il pianeta, a cominciare dall’Europa.