Ulteriormente rafforzato, il piano antifuga predisoposto degli investigatori, é già operativo da giorni, mentre è in corso il confronto fra gli uffici legislativi del Ministero della Giustizia e di Palazzo Chigi per mettere a punto il decreto del Governo per riportare in carcere i circa 376 fra boss della criminalità e detenuti scarcerati e posti agli arresti domiciliari in base all’emergenza coronavirus.
In particolare, dopo le roventi polemiche che rischiano di travolgere il Guardasigilli e la passata gestione del Dap, dovrebbero essere modificati di articoli 146 e 147 del Codice penale e l’art. 47 ter dell’Ordinamento Penitenziario, riguardanti l’incompatibilità per comprovati motivi di salute col regime carcerario.
“È in cantiere un decreto legge che permetterà ai giudici, di sorveglianza alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al regime di 41 bis” ha anticipato il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nell’intervento in Parlamento sulle polemiche e soprattutto sui rischi della permanenza agli arresti domiciliari di numerosi esponenti di spicco della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra.
Sulla pericolosità del rientro nei rispettivi territori dei capi e degli esponenti di spicco della criminalità posti agli arresti domiciliari , è intervenuto il Procuratore Nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho.
“Non si è evidenziato che il detenuto che si trova in regime di 41bis è un detenuto che si trova in isolamento e quindi è evidente che non può essere contagiato né contagioso. Addirittura, uno dei primi provvedimenti che adottò il ministero di Giustizia con l’emergenza coronavirus fu di escludere i colloqui visivi con i famigliari da parte dei detenuti al 41 bis, sostituendoli con due colloqui telefonici. Quindi per la verità non si comprende perché anche per i detenuti al 41bis ci fosse preoccupazione, bastava un termoscanner”. Ha affermato il Procuratore nazionale antimafia, ospite di 24 Mattino su Radio 24.
” Sostanzialmente ci si è lasciati prendere dal timore del rischio del contagio. Quando ho scritto alle autorità per dire state attenti che bisogna adottare tutte le iniziative possibili e immaginabili, e per rappresentare che in realtà l’amministrazione penitenziaria può intervenire e assegnare i detenuti a centri di cura penitenziaria, centri ospedalieri che sono anche dentro le carceri perché ci sono tante strutture specializzate, non è stato fatto. Cafiero De Raho ha aggiunto inoltre che: “Bisognava adottare tutte le precauzioni necessarie d’altro canto, i percorsi sanitari sono stati fatti tutti, nelle carceri c’erano condizioni di sicurezza, c’è una polizia specializzata, eppure una secca prospettazione di questo tipo ha messo in allarme la magistratura di sorveglianza”.
Fonti: Adnkronos