Il virus non dà tregua. La Cina é in stato d’assedio sanitario e a rischio default. Un rischio molto ipotetico e remoto, ma che tuttavia preoccupa il mondo per le possibili conseguenze di un effetto domino.
Come per i germi che nei film di fantascienza abbattono gli alieni che hanno invaso la Terra, la superpotenza nucleare ed economica della Repubblica popolare comunista cinese potrebbe infatti essere messa al tappeto da un microscopico ma letale virus misterioso.
L’inarrestabile epidemia di patologie respiratorie e polmonari, delle quali non si riesce ad individuare l’origine e ad arginare il contagio, ma soprattutto a testare un vaccino, sta progressivamente paralizzando l’intero gigantesco e complesso sistema produttivo cinese.
Con intere regioni e metropoli in quarantena, mercati e impianti industriali chiusi, trasporti, collegamenti, aeroporti, ferrovie, autostrade e strade bloccate e presidiate, la produzione e i consumi, le esportazioni e le importazioni, il turismo e gli interscambi commerciali internazionali accusano flessioni progressive che nel giro di una settimana superano già il 50% in meno rispetto ai livelli standard.
Con un effetto a cascata sull’economia mondiale, che comunque si sta già riprogrammando per bypassare la Cina e trovare il modo e i mezzi per fare a meno delle importazioni e dei prodotti cinesi. 
Con buona pace per la nuova via della seta e i programmi di espansione degli investimenti infrastrutturali di Pechino in Italia e in Europa. E con buona pace, purtroppo, anche per le migliaia di aziende italiane edeuropee che hanno delocalizzato in Cina.
Il fattore chiave è il tempo. I rischi sanitari e il numero delle vittime si possono commisurare con la realtà e neutraulizare, ma l’incertezza no.
Fino a quando – è la domanda che il mondo si sta ponendo – durerà la paralisi economica e sanitaria della sindrome cinese?
Secondo gli esperti più ottimisti, che prevedono a aprile il picco di contagi del virus, la risposta è: non meno di sei mesi.
Dopo di che la Cina dovrà comunque ripartire, mettere in sicurezza sanitaria l’intero paese, avviare il mastodontico sistema produttivo, ristabilire i canali di esportazione e importazione, riattivare collegamenti e flussi turistici internazionali e nazionali.
E soprattutto recuperare il terreno perduto, a cominciare dalla credibilità. Riducendo sensibilmente, a favore dell’assistenza sociale e dei servizi, per esempio l’enorme bilancio di 300 e più miliardi di dollari l’anno riservati agli armamenti, alle forze armate e alla sperimentazione di armi battereologiche, e promuovendo reali riforme liberali.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1