Washington, le capitali europee, mercati, Sindacati e Vescovi. Erano decenni che un Governo, per giunta ancora in fasce, non raccoglieva tanti consensi. Bisogna risalire ad Alcide De Gasperi e al dopoguerra. Neanche il primo centro sinistra suscitò tanta attesa, anzi.
Dalla inedita convergenza delle istanze popolari di un Movimento 5 Stele post ideologico e che ha attraversato l’esperienza di 14 mesi di difficile governabilità e da un Partito democratico ricompattato dal ritorno al centro della scena politica, sta per nascere un nuovo Governo con molte più speranze che interrogativi.
Un nuovo inizio della XVIII^ legislatura che coincide, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, con l’avvio della IX^ legislatura europea. Il ripristino della sincronizzazione con l’Europa è soltanto una delle novità che, secondo quanto ha anticipato il Premier, connoteranno il 66° Governo della Repubblica. Evidente il riferimento alle novità rappresentate dai nuovi Ministri ed ai punti cardine del programma di governo, a cominciare dall’eliminazione delle diseguaglianze, dalla realizzazione di concrete prospettive di crescita e di sviluppo sociale, riduzione delle tasse e contemporaneo potenziamento delle verifiche fiscali, riforma della giustizia, rilancio della green economy e delle infrastrutture.
Il puzzle dei ministeri prefigura il definitivo taglio del nodo della vice presidenza del Consiglio reclamata in tutte le salse da Luigi Di Maio.
Rilanciando sulla discontinuità sollecitata dal Segretario dem Nicola Zingareti, il Premier punterebbe a un ampio rinnovo della compagine dei Ministri uscenti dei 5 Stelle, ma anche dei candidati del Pd per i dicasteri richiesti dal Nazareno. Nel senso che, con le inevitabili eccezioni, per esempio per Gentiloni, Franceschini o Andrea Orlando, verrebbero prescelti esponenti politici o tecnici che non hanno fatto parte dei precedenti esecutivi guidati da Enrico Letta, Matteo Renzi e dallo stesso Gentiloni. Un ulteriore novità sarà costituita dal riequilibrio della presenza delle donne.
Al battesimo del giuramento al Quirinale, la settimana entrante, davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esempio e garanzia di maieutica costituzionale, si appresta dunque a presentarsi il volto nuovo di un esecutivo di svolta e di riforme, con peculiarità che lasciano intravedere la netta prevalenza delle speranze sulle incertezze.
“Ma un governo non basta. Lo sappiamo per esperienza. Occorre anche suscitare qualcosa di positivo nell’animo delle persone” – ha sottolineato Goffredo Bettini, uno dei principali strateghi del Pd, propugnatore dell’alleanza con i grillini. “Occorre superare steccati, pregiudizi e incomprensioni – ha aggiunto Bettini- In questo lavoro sono certo che il Pd sarà capace di allargare il campo del dialogo democratico, spezzando l’assedio populista e dell’antipolitica che da troppo tempo blocca la politica italiana. In questo lavoro cercheremo di migliorare gli altri, ed anche noi stessi.”
L’orizzonte istituzionale e programmatico del Conte bis inizierà a delinearsi con l’elaborazione di una legge di bilancio che sul piano del contro esame di Bruxelles si prospetta tuttavia meno impegnativa da una parte per l’ampia apertura di credito già anticipata all’Italia dalla nuova Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dall’altro lato per la concomitante crisi economica tedesca che costringerà l’Unione Europea a rimuovere i parametri che imponevano l’austerità. Parametri rigidi e insuperabili fino a quando Berlino non è scivolata nella recessione.
La navigazione parlamentare della maggioranza giallo rossa non lascia intravedere iniziali difficoltà. La rotta potrà essere intralciata soltanto dalle eventuali lacerazioni del Pd e della sinistra, o dalle incontrollabili fibrillazioni dei 5 Stelle, che comunque secondo gli analisti, sembrano destinati in una prospettiva medio lunga ad essere “inglobati” ed elettoralmente riassorbiti dal Partito democratico.
Diametralmente opposti invece gli scenari sul fronte delle opposizioni. Nonostante le mobilitazioni di piazza, la fallita fuga verso le elezioni di Matteo Salvini e il clamoroso autogol della crisi di Ferragosto saranno difficili da far digerire al popolo di centrodestra. La lunga marcia all’opposizione di Salvini si preannuncia carica di insidie e veleni e fa apparire autoillusorio il piglio del “ Tornerò al Viminale” da Generale MacArthur in fuga dalle Filippine invasa dai giapponesi nel 1942.
Oltre alla maggioranza giallo rossa e al Governo Conte due, che non gli perdoneranno nulla, il leader della Lega dovrà fronteggiare ancor più di Silvio Berlusconi e quel che resta di Forza Italia, la crescente leadership di Giorgia Meloni .
L’autoanalisi dei leghisti e l’elaborazione del lutto dell’uscita dal Governo inizia con la domanda: cosa resta del potere degli ultimi 14 mesi?
“Se vuoi conoscere la vera natura di un uomo, devi dargli un grande potere” sosteneva Pittaco, un antico filosofo greco considerato uno dei Sette Sapienti.