Conte stai sereno, ripetono in molti al Premier mentre con molta discrezione all’orizzonte politico si staglia la figura di Ignazio Visco.

Il coro jingle di serenity Giuseppi alla fine, nelle paginate di interviste sembra aver convinto, o quanto meno illuso, lo stesso Presidente del Consiglio.
L’assedio di Palazzo Chigi lascia invece prevedere poche alternative ad una crisi di Governo annunciata, nonostante il deterrente delle elezioni anticipate.
Se non sul fatidico Mes, la disintegrazione della maggioranza appare infatti non soltanto irreversibile ma pure concatenata a parte dell’opposizione. Oltre a quel che resta del Movimento 5 Stelle, l’effetto domino della sindrome della candidatura elettorale sicura sta divorando Forza Italia ed in modalità icerberg attraversa pure il Pd.
Fra Natale e carnevale il presepe politico ha messo in conto una crisi di Governo e sta già almanaccando scenari con orizzonti che comprendono tanto Palazzo Chigi quanto il Quirinale.
L’analisi delle cause della crisi parte dalla mancanza di risposte alla domanda che inquieta istituzioni e ambienti economici, e conferma la gravità della situazione in cui é precipitata l’Italia, alle prese gli eterni rinvii e una caotica azione di contrasto della pandemia che oltre a provocare una strage sta letteralmente facendo crollare l’economia, l’occupazione e gli equilibri sociali.
Anche se tutte da concretizzare, le alternative non mancano e dipendono dagli scenari da convergenze parallele, cioè con un’analoga traiettoria politica fra leader e partiti contrapposti, che si stanno saldando.

Gli scenari dell’anno nuovo Governo nuovo sono essenzialmente due ed entrambi prevedono la riconferma di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, a garanzia della delicata transizione fra l’attuale Parlamento e le nuove Camere con un numero ridotto di deputati e senatori: da 630 a 400 a Montecitorio e da 315 a 200 a Palazzo Madama.
L’unica differenza fra le possibili soluzioni che si prospettano per il superamento della crisi politica è quella della maggioranza di Governo: 5 Stelle, Pd, renziani e sinistra per un esecutivo di transizione oppure Governo di unità nazionale.
Per la premiership di un governo di transizione retto dall’attuale maggioranza, la rosa dei candidati comprende: Mario Draghi, Ignazio Visco e Marta Cartabia. Prevista l’eventuale nomina di Luigi Di Maio vice Premier.
Nel secondo caso, l’individuazione di un Premier autorevole di grande esperienza e prestigio internazionale potrebbe aggregare un governo prevalentemente tecnico con l’appoggio diretto o esterno di tutti i partiti. Un governo di unità nazionale per la ricostruzione dell’Italia. L’identikit del Premier è sovrapponibile a Mario Draghi, ma anche a Ignazio Visco.
La novità, in caso di non disponibilità di Draghi, è rappresentata soprattutto dal nome del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che come il predecessore Carlo Azeglio Ciampi nel 1993, potrebbe essere chiamato a Presiedere un Governo di garanzia e di messa in sicurezza dell’Italia con la grande esperienza economica e il prestigio internazionale che tutti gli riconoscono. 