Anche le guerre muoiono. Uccise dalle loro stesse spietate ragioni. Ma spirato un conflitto se ne fa un’altro. In un continuum di tragedie infinite, la ratio del disimpegno Usa dall’Afghanistan rimbalza infatti strategicamente nel Mediterraneo.
Dopo 18 lunghissimi anni la guerra in Afghanistan sembra volgere alla fine, ma già questa situazione di tregua paradossalmente acuisce scontri e combattimenti che si susseguono al confine fra Turchia Siria e in Libia.
“L’intesa stenta comunque ad essere riconosciuta dal Governo Afghano, dove dopo mesi di scontri politici interni durissimi è stato riconfermato Presidente Ghani che ha distaccato nei voti il più obliquo avversario di sempre, Abdallah molto più vicino alle posizioni trattativiste con i talebani” sottolinea l’analista Arduino Paniccia, docente di studi Strategici e Presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia.
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Una pace elettorale per la la Casa Bianca?
Trump ha detto la consueta frase che si sente in tutte queste occasioni “ho promesso di riportare i nostri ragazzi a casa e lo ho fatto” ed ha aggiunto che gli Usa lasciano un paese che sarà libero da al Qaeda ,Isis e altri terroristi e con un futuro di pace durevole.
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E’ davvero così?
Dichiarazioni certamente ottimistiche, visto che le forze usa hanno dovuto bombardare un covo dell’ Isis sulle montagne nella provincia di Kunar e nel distretto di Tswokey.
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Situazione sul campo ?
La realtà sul campo sembra ben distante dalle dichiarazioni trionfali: covi di terroristi che non riconoscono l’accordo, il governo afghano al collasso lacerato dai dissidi fratricidi, l ‘opinione pubblica sconcertata da questo ritiro dopo circa 5000 caduti della coalizione (la metà dei quali americani) e dieci volte tanto di feriti e invalidi. Il governo afghano scavalcato ignorato e messo da parte più volte dai ” dialoghi” con il nemico.
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E’ il cinismo della realpolitik?
Comunque Trump, come Kissinger e Nixon dopo il Vietnam ha trovato una soluzione per uscire dalla più lunga guerra della ultimo mezzo secolo
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Lezioni strategiche ?
Dall’esperienza della guerra in Afghanistan possiamo ricavare tre lezioni strategiche: 1) non si può entrare in una guerra senza una chiara strategia che guardi anche il futuro. 2) Non si può vincere se non si utilizza fino in fondo il proprio potenziale militare. 3)Non si possono compiere operazioni senza capire dove è il vero “centro di gravita” del conflitto.
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In definitiva?
Ora sappiamo che la “Frontiera Avanzata” che gli Usa hanno portato al confine asiatico tra Afghanistan e Pakistan è stata un fallimento, l’occidente si è ritirato miserevolmente e ora la guerra è di nuovo sul Mediterraneo.
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Valutazioni globali ?
Va rilevato con lucidità che dalla guerra di Corea, cioè dagli anni 50 in poi, gli Usa non hanno riportato una sola vittoria, tranne nella guerra del Golfo del 90, dove la superiorità della Coalizione era schiacciante
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Scenari Mediterranei?
Questa volta il ruolo di potenza, che gli Stati Uniti hanno rivestito è stato quasi del tutto sostituito dalla Federazione russa. Putin è intervenuto a fianco di Assad intorno al 2015 nel momento in cui il regime siriano sembrava stesse per crollare e con un intervento militare massiccio ha rovesciato le sorti della guerra. Non solo ma dopo moltissimi sterili tentativi della coalizione anti Isis composta da ben 60 paesi e assolutamente inefficace. I russi hanno dato un contributo determinante – insieme alle milizie sciite ed Hezbollah – a stroncare il califfato.
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I russi e Putin c’erano prima di Trump e resteranno anche dopo Trump ?
Putin si presenta come il grande stabilizzatore nel Mediterraneo e Medio Oriente. Tuttavia anche per la Russia , come per gli Usa quando lo hanno fatto nel corso dei decenni, il ruolo di potenza “protrettrice” non è un tappeto di rose. Certo Assad è tornato padrone dell’80 % del territorio siriano ma è un territorio tutto morte e distruzione, con milioni di profughi, la tragedia del popolo curdo e sotto la cenere cova ancora il fuoco del terrorismo sunnita.
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Rischi per Putin ?
Per Putin quello del conflitto con un cripto alleato che gli ha comprato i missili e con cui forti sono i rapporti economici come Erdogan è un rischio reale. Inoltre deve difendere anche la posizione iraniana che lo ha aiutato a vincere in Siria, ma con un paese allo stremo per le sanzioni e oggi guidato dagli estremisti Pasdaran.
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Epilogo per Russia e Usa ?