Giuseppe Conte torna dove tutto è cominciato, al Senato. E il duello con Matteo Salvini riprende dal discorso del 20 agosto. Dal j’accuse del Premier che ha messo a nudo e inchiodato al fallimento le ambizioni del leader della Lega.
In 21 giorni lo scenario politico ha visto il capovolgimento di maggioranza e Governo. Conte non solo è rimasto a Palazzo Chigi, ma si è affrancato oltre che da Salvini anche da Luigi Di Maio, fino ad assumere il ruolo di leader di fatto del Movimento 5 Stelle.
Ancora più evidente il cambio di prospettive internazionali. Da nazione isolata e sull’orlo dell’infrazione, a Paese figliol prodigo dell’Europa, di Washington e della Nato.
Il nuovo faccia a faccia fra Conte e Salvini scatena un crescendo di scintille e invettive. Un duello senza esclusione di colpi.
“ Governo abusivo, legittimo solo formalmente” accusa il leader leghista. “ Voltafaccia strumentali e interessati” ribatte il Premier.
“Altro che pochette o cravatta. Lo stile è sostanza, non apparenza “ irride il leghista. “Tenti di scaricare le tue responsabilità su altri per salvarti” accusa il Presidente del Consiglio.
In un attimo, dalle sciabolate si passa alle cannonate:“ Dignità per me è servire l’interesse del mio Paese, gli interessi degli italiani, non altro” esclama Conte. “ Non ci siamo mai permessi di condannare quando si metteva in dubbio la tua cattedra, le tue consulenze, i tuoi conflitti d’interesse con lo studio Alpa” replica glaciale Salvini, rilanciando subliminalmente la maliziosa definizione di governo Alpa-Zeta, dall’iniziale del Segretario Pd Zingaretti, che viene fatta circolare dal centrodestra per alludere a presunti intrecci di potere.
Un duello sempre più aspro, accompagnato dalla bolgia dei cori, delle grida e delle contestazioni dei senatori della Lega e di Fratelli d’Italia, mentre gli esponenti di Forza Italia ostentano distacco. Un duello con i denti avvelenati, interrotto dal voto di fiducia del Senato, ma che è destinato a protrarsi fino alla prevalenza politica, e anche personale, di uno dei due contendenti.
Lo scontro fra il Premier e l’ ex Vice premier leghista è stato preceduto da vari interventi di rilievo, che hanno lasciato il segno fra i banchi della maggioranza. “ Il Governo cadrà al Senato perché, come gli esecutivi di Prodi ha una maggioranza eterogenea” – ha affermato l’ex Presidente del Senato e esponente di Forza Italia Renato Schifani, che ha anche polemizzato direttamente con Conte definendolo “non un avvocato del popolo, ma il legale del Palazzo”.

Su i vari fronti contrapposti hanno fatto riflettere anche le dichiarazioni di voto a favore della fiducia di Pierferdinando Casini, che ha ammonito il governo sui rischi dell’antipolitica, il si al programma di Conte dei Senatori a vita Mario Monti, Elena Cattaneo e Liliana Segre ed il voto in dissenso rispetto ai rispettivi gruppi preannunciato da Gianluigi Paragone dei 5 Stelle e Matteo Richetti del Pd.

Nonostante le vibrazioni in fase di decollo, determinate dal corpo a corpo in pieno svolgimento nei partiti per la nomine di oltre 50 fra Vice Ministri e Sottosegreteri, il lancio in orbita del nuovo governo a propulsione 5 Stelle Pd e sinistra è pienamente riuscito.
Il successo della missione politica, a cominciare dalla messa in sicurezza dei conti pubblici e dalla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, dipende dall’autonomia e dalla rotta dell’esecutivo.
Se dopo l’approvazione della legge di bilancio risuonerà la fatidica frase: “abbiamo un problema”, le prospettive lasciano intravedere soltanto le elezioni politiche della primavera del 2020.