Trattative già in corso, alla vigilia delle elezioni Europee, per il grande slam delle nomine dei vertici dell’Unione. Ufficialmente le grandi manovre cominceranno alle sei di pomeriggio di martedì prossimo, quando a 48 ore dalla chiusura delle urne, i capi di Stato e di governo della Ue siederanno al tavolo del Consiglio europeo straordinario convocato a Bruxelles per iniziare a comporre il mosaico di nomine delle istituzioni europee per i prossimi cinque anni.
In primo piano la scelta del Presidente della Commissione, quello del Consiglio Ue, l’alto commissario per la politica estera, il Presidente del Parlamento e il successore di Mario Draghi, che il 31 ottobre, ultimato il mandato settennale lascerà la guida della Bce.![Euronomine dal dopo Juncker al successore di Draghi](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2019/05/euronomine-dal-dopo-juncker-al-successore-di-draghi1-600x337.jpg)
Diverse le candidature e le combinazioni possibili. Ma il quadro finale dovrà essere inserito in una cornice di regole già tracciate: si dovrà rispettare l’equilibrio politico, geografico, demografico e di genere. Tradotto in cifre, se le elezioni andranno come previsto dai sondaggi, i profili obbligati saranno quelli di un popolare, un socialista, un liberale, una donna e un esponente di un piccolo paese, magari dell’Est.
Al vertice di martedì, alla luce dei risultati delle urne, i rapporti di forza saranno più chiari e si capirà molto delle mosse successive, ma quello del 28 non sarà il summit decisivo. Per il 20 e 21 giugno è previsto il Consiglio europeo formale, molto probabilmente sarà quello dell’accordo. “Spero si raggiunga l’unanimità – ha già detto il presidente del Consiglio uscente Ue, Donald Tusk – ma dobbiamo essere realisti, non esiterò a presentare le decisioni al voto a maggioranza, se sarà difficile raggiungere un consenso”.
La scelta del successore di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione sarà il primo tassello del grande gioco.
I candidati ufficiali per il dopo Juncker sono: Manfred Weber (PPE), Frans Timmermans (PSE), Margrethe Vestager (Alde) Ska Keller (Verdi) Jan Zaharadil (Conservatori) e Nico Cuè (Sinistra).
Ma l’opinione prevalente a Bruxelles è che nessuno di loro diventerà Presidente della Commissione. Il gioco si disputerà al tavolo del Consiglio e quindi saranno i governi a decidere, come del resto prevede il Trattato.
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In una intervista al quotidiano belga Le Soir, il Presidente francese Emmanuel Macron ha fatto il nome di Michel Barnier, attuale caponegoziatore europeo per Brexit. Il nome di Barnier circola da mesi e l’endorsement di Macron è un ulteriore punto di forza per il francese.
Al recente summit Ue di Sibiu, per la Commissione è tornato a circolare il nome di Kristalina Georgeva, Presidente ad interim della Banca Mondiale ed ex commissaria Ue. Una candidatura di un piccolo paese dell’est, la Bulgaria,con un saldo curriculum europeo che potrebbe catalizzare una decisiva convergenza.
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I tedeschi tengono le carte coperte, ufficialmente Angela Merkel continua a sostenere Weber, ma senza grande entusiasmo.
Mentre sul fronte italiano nessuno oggi può dire come si muoverà il governo giallo-verde. Ma dopo le elezioni il governo Conte sarebbe comunque l’unico esecutivo di un grande paese fondatore ad essere escluso dalla maggioranza europeista e quindi sulla carta tenuto fuori dalle grandi scelte.
Qualunque sia l’incastro comunque, il pallino è saldamente in mano ai governi. Il Parlamento ha fatto circolare la minaccia di un ‘blocco istituzionale’ se il sistema dei ‘capilista’ non sarà rispettato. Ma pochi credono che le forze politiche, a cominciare dai Popolari, siano pronte alle barricate.
A cascata, nel domino delle nomine, dovrà essere indicato il presidente del Consiglio, per prassi un ex Premier, che naturalmente dipenderà dal nome designato per la Commissione. Nel borsino di Bruxelles è piuttosto quotato il nome di Dalia Grybauskaite, Presidente della Lituania. Così come quello di Charle Michel, premier belga, e dell’ex primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt.
Sul tavolo, anche se i due smentiscono senza riserve, i nomi di Mark Rutte, primo ministro olandese, e della stessa Merkel. Possibile l’inserimento decisivo al momento opportuno dell’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni
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