L’ Angst vor der flut, la paura del diluvio post Merkel si materializza per la Germania con l’instabilità. Una beffarda instabilità all’italiana. Il diluvio di voti persi dalla Cdu orfana della Cancelliera ha l’aspetto tagliente della forbice dei circa due punti di distacco con la Spd di Olaf Scholz che si dice pronto a governare con Verdi e Liberali e a strappare ai cristiano democratici le leve del Regierung der Deutschen, l’esecutivo tedesco ininterrottamente dominato da Angela Merkel dal 2005.
Il mosaico dell’instabilità consente almeno tre coalizioni possibili, ma il cosiddetto Semaforo rosso, giallo, verde formato con i colori di Spd, Liberali e Verdi, avrebbe una maggioranza più ampia.
Due punti di distacco che nascondono la frana del 10% di voti perduti dai cristiano sociali e che nel contesto generale hanno ingrossato le fila dei Verdi e degli estremismi di destra e di sinistra. “Non rivendichiamo il governo, siamo disponibili se loro non ce la fanno” si limita a dire sulla difensiva Armin Laschet, che dal gennaio del 2021 è il Presidente dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania in qualità di successore della leader dimissionaria Annegret Kramp-Karrenbauer. Dimissioni, provocate dalle accuse mosse da più parti ad AKK di indulgenza nei confronti dell’estrema destra filo nazista, che hanno pesato non poco nella pesante sconfitta Cdu/Csu.
Oltre alla frammentazione dei risultati, con la Spd intorno al 25,7% la Cdu al 24%, la Fdp -i liberali di Christian Lindner– all’11,5%n ed i Grune – i Verdi di Annalena Baerbock – al 14,8%, l’estrema destra Afd al 10,2% e la sinistra radicale Linke al 4,9%,per la formazione del nuovo Governo di coalizione è prevista una lunga trattativa che a Bruxelles temono possa protrarsi fino a Natale.
A Berlino molti commentatori evidenziano come la Germania sia politicamente in bilico sulla nemesi italiana, con la differenza che mentre Roma ha tirato fuori l’asso nella manica di Mario Draghi al Reichstag non si intravede ancora un leader all’altezza dei Cancellieri che si sono alternati nel dopoguerra.
Rimpianta da subito, Angela Merkel rischia di vedere vanificata la sua eredità politica dall’inconsistenza a tratti imbarazzante del successore Laschet e di consegnare alla storia e all’Europa una Germania non più über alles proprio nel momento più delicato della svolta dell’Unione Europea.
Una svolta sottolineata dalla mobilitazione economica contro la pandemia e dalla progressiva e concreta conquista di sempre maggiori spazi per la parità sostanziale da parte delle donne. Come dimostra la maggioranza assoluta di donne elette sfiorata al Parlamento dell’Islanda.