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Grasso: Falcone e l’antimafia senza se e senza ma

 

Si commuove e commuove gli studenti, Piero Grasso ricordando i numerosi episodi professionali e di amicizia quotidiana vissuti accanto a Giovanni Falcone.

Grasso: Falcone e l’antimafia senza se e senza ma
Piero Grasso

Già Procuratore di Palermo, Procuratore nazionale antimafia ed ex Presidente del Senato, Grasso ha tenuto una Lectio magistralis alla John Cabot University con gli studenti dell’ateneo americano di Roma.

“Vedete questo accendino? Questo accendino me lo consegnò Giovanni durante il nostro ultimo viaggio in aereo verso Palermo. Mi disse: ‘Piero, tienimelo tu. Bada che non é un regalo. Oggi ho deciso di smettere di fumare. Se dovessi riprendere so che ce l’hai tu e me lo restituirai’. Lo riposi con cura nella borsa in una tasca con cerniera”. Così, con la voce rotta dal dolore, Piero Grasso ha iniziato a ricordare uno degli ultimi incontri con Giovanni Falcone e a parlare delle esperienze professionali accanto al giudice antimafia trucidato da cosa nostra il 23 maggio 1992, assieme alla moglie la magistrata Francesca Morvillo e agli agenti di scorta.Grasso: Falcone e l’antimafia senza se e senza ma

“Da Pizza Connection al Maxi processo: l’eredità di Giovanni Falcone”  questo il filo conduttore della lectio magistralis sviluppato da Piero Grasso che non ha lesinato particolari sull’esperienza umana e professionale accanto a Falcone, di cui era stretto collaboratore.

“Quell’accendino di argento non ebbi più modo di restituirlo”. Il magistrato, simbolo dell’antimafia, dopo poche settimane fu ucciso nella strage di Capaci. “Appena seppi la notizia- rievoca Grasso- stavo nella mia casa a Palermo, e sento ancora con angoscia i passi trafelati dei miei agenti che venivano ad avvisarmi. Andai in ospedale lì incontrai l’amico Paolo Borsellino. Dalla sua espressione capii tutto. Non c’era più niente da fare. Ci abbracciammo, piangemmo. Disperato mi sussurrò: ‘Una parte della mia, della nostra vita, é finita’. Tornai a casa e mi ricordai di quell’accendino che non avrei mai più restituito a Falcone. Andai nello studio, iniziai a frugare nella mia borsa. Lo accesi. Ogni volta che attraverso momenti difficili, basta che lo tenga in mano e mi sembra di sentire i suoi consigli. Questa scintilla di fuoco ha la forza, l’intelligenza la determinazione che ricorda gli occhi del mio amico Giovanni. Spero che possa accendere tante fiaccole che illuminano il cammino di voi giovani per portare avanti con le vostre gambe le idee di Giovanni”.

Così è nata ‘Scintille di futuro’, la fondazione che Piero Grasso ha creato “per spiegare ai giovani che cosa è stata la Mafia e chi è stato Giovanni Falcone”.Grasso: Falcone e l’antimafia senza se e senza ma

Grasso ha ripercorso gli albori della lotta dello Stato contro la mafia che soltanto grazie alla genialità investigativa di Falcone fu finalmente riconosciuta e combattuta come tale.

“La mafia – ha rivendicato l’ex magistrato e Presidente del Senato – esisteva davvero ed era un’organizzazione criminale ben strutturata con ramificazioni ovunque fino negli Stati Uniti”. Fu dalla collaborazione con gli Stati Uniti che nacque l’inchiesta ‘Pizza Connection’ che fece emergere lo sviluppo tentacolare della Mafia italiana anche Oltreoceano. L’ Fbi fu determinante,  “la prima volta che andammo lì, Giovanni si presentò con un quaderno pieno di appunti, collegamenti, nomi, fotocopie di assegni. Loro, gli americani, invece aprirono il computer…”. Nonostante la differenza di strumenti investigativi i dati a mano scritti in italiano e nel pc scritti in inglese combaciavano perfettamente.

Grasso: Falcone e l’antimafia senza se e senza ma
Giovanni Falcone e Piero Grasso a metà degli anni ’80 a Palermo

“L’ammirazione per Falcone negli Stati Uniti era enorme e lo é tutt’ora- dice Grasso che aggiunge- pensate che nel cortile dell’Academy Fbi a Quantico c’è un busto in bronzo di Giovanni che accoglie giovani che vogliono diventare tra i più bravi poliziotti del pianeta. La colonna su cui sorge è spezzata – sottolinea Grasso – e si riferisce a un lavoro interrotto. A terra, uno scudo sul quale è scolpita una bilancia, simbolo della Giustizia”.

“Il Senato americano, all’indomani della morte di Giovanni, approvò una risoluzione che definiva la morte di Falcone “una profonda perdita per l’Italia, per gli Stati Uniti, per il mondo”. Di più: “Al congresso – rievoca l’ex presidente del Senato- c’è un’intera scalinata con le pareti tappezzate delle foto di Falcone con i poliziotti americani, articoli di stampa. E in alto- cosa rarissima negli Usa- la bandiera italiana intrecciata a quella americana”.

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Francesca Morvillo e Giovanni Falcone

Incredibilmente in Italia Falcone venne invece osteggiato. “Dopo i successi della lotta contro le cosche, la politica lo attaccò, il Csm si mise di traverso. – racconta Grasso- Alcuni dissero che voleva fare lo sceriffo, che si era montato la testa, che si era addirittura fatto da solo l’attentato alla sua villa al mare, all’Addaura. Accuse infamanti. A quel punto, quando capì che non avrebbe potuto succedere a Caponnetto, decise di accettare l’invito del ministro Martelli che gli aveva proposto di dirigere l’ufficio affari penali presso il Ministero di Giustizia. E fu lì, a Roma in via Arenula, che mi chiamò a lavorare con lui”.

Per Grasso il periodo romano fu tra quelli più sereni della sua vita. “Falcone – dice- riusciva addirittura a sorridere. Fu in questa fase che mettemmo mano alla legislazione antimafia: la legge sui pentiti, la legge sui sequestri di persona, le leggi bancarie antiriciclaggio, la Dia, le direzioni antimafia nelle varie procure. Fu creato tutto l’impianto delle leggi che oggi sono imprescindibili”.

Vite salve grazie ad una carbonara e a un’amatriciana. “La sera – sospira Grasso – andavamo a mangiare nei ristoranti vicino al ministero, dopo aver liberato la scorta. Quando però la Cassazione confermò le condanne all’ergastolo per i vertici di cosa nostra della sentenza del maxiprocesso, del quale Grasso era stato Giudice a latere,  nelle strade della Capitale fu inviato un comando di killer che avrebbe dovuto spararci. Ma fummo fortunati. Grazie alla cucina romana ci salvammo. Gli informatori mandarono il commando al ristorante ‘Amatriciana’ vicino al Viminale. Ma noi stavamo al ristorante ‘la Carbonara’ a Campo de’ Fiori. “

“Un giornalista nei mesi più duri – ricorda ancora Grasso – chiese a Falcone: “Dottore ma chi glielo fa fare?” e lui:” Soltanto lo spirito di servizio”. Non voleva essere un eroe, voleva essere un magistrato. E di fronte alla sua insistenza “Non ha mai avuto un momento di cedimento?”, lo sguardo ironico di Giovanni improvvisamente si fa serio: “No. Mai”. Il messaggio che volle mandare era questo: lo Stato non arretra e alla fine prevarrà”.

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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Lo Stato ha vinto, conclude Grasso: ” quella Mafia lì non esiste più è stata distrutta grazie a uomini come Falcone e Borsellino, come tanti altri magistrati, giornalisti, poliziotti, carabinieri che hanno combattuto grazie a quella scintilla di coraggio e legalità”.

Quell’accendino- l’aveva avvisato Falcone- non era un regalo. Ma lo è diventato. È la scintilla che Grasso, amico storico di Giovanni Falcone, oggi – in pensione, lontano dalla politica e dai tribunali- vuole accendere e consegnare alle nuove generazioni.Grasso: Falcone e l’antimafia senza se e senza ma

Fonte: Agenzia Cult

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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