A parte tutte le analisi economico aziendali ed i retroscena sui motivi delle dimissioni di Carlos Tavares, c’è il rischio che in realtà l’addio dell’amministratore delegato di Stellantis rappresenti l’anticipo dell’avvitamento non soltanto della casa automobilistica nata dalla fusione fra il gruppo Peugeot e la Fiat Chrysler, ma dell’intero settore europeo dell’automotive.
Un rischio accentuato soprattutto dall’incomprensibile strategia delle vendite.
Non si capisce perché, a fronte di una crescente crisi delle vendite delle auto, Stellantis e gli altri marchi europei non taglino i prezzi seguendo l’irreversibile criterio basilare del mercato.
La regola naturale della domanda e dell’offerta certifica infatti come in un libero mercato la quantità richiesta di un bene sia inversamente proporzionale al prezzo del bene stesso: più alto é il prezzo, minore sarà la quantità richiesta.
Meglio perdere sulle auto invendute e ristrutturare le produzioni che straperdere e fallire, no? Invece sembra proprio che le case automobilistiche preferiscano fallire piuttosto che dimezzare, almeno, i prezzi irrazionali e fuori mercato per la concorrenza cinese, sud coreana e giapponese.
Falliscano pure, ma non addossino le responsabilità e le loro incapacità di programmazione e gestione ai governi ed ai cittadini europei.
E soprattutto si sbrighino a liberare gli inquinanti depositi di auto, intasati da milioni di vetture invendute che, al contrario degli immobili, per l’evoluzione tecnologica e il deterioramento dei materiali sono destinate ad azzerare il loro valore.
Huānyíng zhōngguó qìchē , come dicono a Pechino, benvenuta auto cinese che costi un terzo e sei altrettanto funzionale delle pseudo astronavi a quattro ruote europee che hanno prezzi astronomici, anzi stellantis !