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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
Cupido é un angelo strano. Prima di far parte della corte celeste del Dio monoteista ha fatto a lungo parlare di sé anche come dio del pantheon latino e, con il nome originario di Eros, dell’Olimpo dei Greci. Annabella Di Vita, in un delizioso libretto fruibile dai 9 ai 99 anni (ma, se forniti di buoni occhiali, anche oltre), Cupido into the wild “ché la dritta via era smarrita” (Amazon Italia, pp. 102, euro 8), ne narra le disavventure incorsegli durante una movimentata missione sulla Terra.
Tutto inizia dopo il diploma a conclusione del “liceo degli angeli”: per non lasciarlo disoccupato, san Pietro lo spinge fuori dalla nuvola e lo lascia atterrare a Palermo, più precisamente sulla discarica di Bellolampo (dove “una montagna di sacchetti di plastica variopinti attutirono l’impatto col suolo”, pp. 10 – 11).
Il primo incontro è con Virginia, una mantide religiosa affettuosamente chiamata Manty dagli amici: sarà la sua guida tra i vicoli di una città da cui spesso si allontanerà per sorvolare l’intera Sicilia (“Che isola splendida! Di quanto amore avrebbe bisogno? Ce ne vorrebbero mille, di Cupidi, per ripristinare un accettabile equilibrio”, p. 15).
Ma ad incuriosirlo è la situazione italiana in genere con le domande che suscita: ad esempio cosa sia “la politica che da noi in Paradiso non esiste” e che, probabilmente, è “un ristorante raccomandato dalla guida Michelin, perché si dice in giro che lì «ci mangiano in molti» o, forse, “una fabbrica di cuoio funzionante a pieno ritmo” dal momento che “dicono anche che lì «si fanno, continuamente, le scarpe l’uno con l’altro»” (p. 18).
