A metà strada fra una polveriera e una nebulosa che si espande nel caos e nella confusione, la Russia di Putin ha messo a nudo in meno di 72 ore tutti i limiti e le crepe di un regime tanto feroce quanto fallimentare, in equilibrio sempre più instabile.
Le molteplici chiavi di lettura sull’indebolimento o il rafforzamento di Putin, sulla lotta per la successione, sull’audacia e i passi falsi di Prigozhin, sulle sue complicità occulte che si annidano al Cremlino, l’eventuale defenestrazione del Ministro della difesa Shoigu e del Generale Gerasimov, lasciano tutte intravedere scenari convergenti sulla constatazione che la Federazione Russa non é riuscita a liberarsi del Dna leninista cioè intrinsecamente dittatoriale dell’Unione Sovietica e, incapace di trasformarsi in un paese di democrazia compiuta, é rimasta un gigante dai piedi d’argilla. Una polveriera nucleare.
Quale che sia il destino di Putin a preoccupare é il contesto di una apparente superpotenza con un esercito convenzionale disfunzionale, di massa ma scoordinato e inefficiente.
Minaccia reale o messinscena, la marcia su Mosca dei mercenari della Wagner ha dei precisi precedenti storici che preannunciano la fine di Yevgeny Prigozhin che si è fermato alle porte di Mosca ed il tramonto di Vladimir Putin.
Pur con le enormi differenze umane e militari rispetto al fondatore e padrone dell’esercito di mercenari della Wagner, i precedenti sono quelli di Annibale e di Spartaco. Dopo la grande vittoria di Canne, il cartaginese Annibale rinunciò a conquistare l’ormai indifesa Roma ed alla fine fu costretto a ripiegare in Africa, dove venne sconfitto. Analogamente, alla testa di una più volte vittoriosa rivolta popolare di schiavi, Spartaco invece di assediare Roma disperse le sue forze e venne sopraffatto dalle ricostituite legioni.
Per il Presidente russo il pericolo scampato di Prigozhin segna in ogni caso una irrecuperabile perdita di immagine e di potere. Lo Zar, insomma, é nudo e tutti prevedono che sarà destituito, tragicamente o meno.
I tempi saranno scanditi dall’esito della ormai fallita invasione, scatenata dal presidente russo contro l’Ucraina. Kiev e l’occidente sperano che la guerra civile della porta accanto, che stava scatenandosi oltre la frontiera russa, acceleri l’incidenza della controffensiva. Ed in effetti anche se temporaneo, il caos dei comandi militari di Mosca ha consentito progressi in tutte le direzioni da parte delle truppe ucraine, in particolare nei pressi della città di Donetsk, dove è stato riconquistanto il villaggio di Staromykhaivka.
Sull’armata russa incombe tuttavia l’effetto delle dure accuse lanciate da Prigozhin a Putin, accuse gravissime che sono state “perdonate” dal Cremlino ma che sono state rilanciate dai social: l’invasione é ingiustificata ed è stata decisa per saccheggiare le risorse dell’Ucraina e per smania di potere. Dunque una guerra personale di Putin che sta costando la vita di intere generazioni di russi.
Tutti fattori che aggiunti agli applausi della folla dei cittadini russi tributati alla marcia su Mosca della Wagner, applausi che evidenziavano un intento liberatorio rispetto alla situazione della guerra in corso e dei continui arruolamenti, rendono ancora più incerta la leadership di Putin e il consenso al regime.
Sino a quando? “Non fate domande e non vi verranno dette bugie” dicono a Mosca.