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La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra

La visita di Biden in Israele e i continui contatti diretti di Blinken non hanno ancora fatto desistere il Governo di Tel Aviv dall’intenzione di scatenare non un attacco, ma una doppia offensiva  contemporaneamente contro Hamas a Gaza e contro gli Hezbollah nel Libano.

La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra
Il Presidente Biden e il Premier Netanyahu

L’intelligence americana ed inglese considerano ad alto rischio i piani predisposti dal Ministro della Difesa Yoav Gallant, risoluto sostenitore di un attacco preventivo contro gli Hezbollah. Gallant sostiene che il principale sforzo militare di Israele dovrebbe concentrarsi su Hezbollah poiché rappresenta una minaccia maggiore di Hamas.

Tanto Washington che Londra stanno facendo pressioni sul Premier Benjamin Netanyahu, che però é fortemente indebolito perché ritenuto il principale responsabile dei massacri compiuti il 7 ottobre da Hamas e per le profonde divisioni provocate al paese con le forzature sul sistema giudiziario. Divisioni che hanno distolto e indebolito i servizi di sicurezza e l’esercito di Tel Aviv.

La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra
Yoav Gallant

Il New York Times rivela come il Presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken ed il Pentagono abbiano esortato i leader israeliani a non effettuare alcun attacco in profondità in territorio libanese contro la potente milizia Hezbollah perché il conflitto deflagherebbe all’intero Medio Oriente, coinvolgendo negli attacchi contro Israele direttamente l’Iran e la Siria.

“Biden – scrive il New York Times –  ha sollevato lo spettro delle disastrose decisioni degli Stati Uniti di invadere l’Iraq e di intraprendere una lunga guerra senza fine in Afghanistan.”

Mentre dal valico di Rafah tra Egitto e Gaza é stato ultimato il transito dei camion che trasportano forniture mediche e aiuti umanitari alla popolazione palestinese usata come scudi umani da Hamas, l’esercito israeliano sta completando la pianificazione dell’attacco per snidare i terroristi islamici.

Anche quì le intelligence occidentali ed in particolare della Nato hanno messo in guardia Tel Aviv a non cadere nella trappola di Hamas che ha pianificato da anni lo spietato blitz e soprattutto ha predisposto micidiali dispositivi di difesa in un labirinto di macerie, aree minate e di tunnel sotterranei per contrastare la prevista reazione israeliana. Consigliati soprattutto l’utilizzazione di droni e robot per individuare e bonificare i bunker sotterranei.La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra

Il Washington Post evidenzia come  “la pratica di Hamas di immagazzinare e utilizzare razzi e mezzi militari tra i civili e nelle strutture umanitarie aumenterà ulteriormente l’esposizione dei civili al rischio”.

La presenza degli ostaggi nei tunnel sotterranei dei miliziani accentua in maniera esponenziale la difficoltà dell’attacco a Gaza.

Il rilascio di due cittadine statunitensi ha acuito il riflesso condizionato sulla gestione degli ostaggi che pervade Washington dalla cattura a Teheran nel 1980 di 52 diplomatici dell’Ambasciata Usa presa d’assalto dai seguaci di Khomeynī. Una sindrome degli ostaggi che sconvolge gli Stati Uniti ogni qualvolta, come di recente, i cittadini americani vengono catturati e purtroppo spesso sgozzati dall’Isis e dai fondamentalisti islamici.La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra

Il tragico fallimento delle trattative sugli ostaggi in Iran costarono la rielezione al Presidente Jimmy Carter. Non a caso Biden ha sostenuto che garantire il rilascio degli ostaggi é la sua massima priorità.

La Casa Bianca non è sicura di quanti cittadini statunitensi siano tenuti prigionieri. Ufficialmente risultano dispersi 10 americani. Si presume che non tutti siano ostaggi perché ancora non sono state identificate molte delle vittime massacrate da Hamas.

La considerazione che una volta che Israele invaderà, le trattative si interromperanno e l’incolumità dei prigionieri sarà fortemente a rischio alimenta le tensioni tra Tel Aviv e i vari paesi dei quali sono originari o hanno doppia nazionalità parte dei 200 ostaggi.La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra

“Le trattative per liberare gli altri ostaggi continuano, così come il nostro lavoro per garantire un passaggio sicuro fuori da Gaza per i circa 500 americani che sono intrappolati lì”, ha detto il ​​segretario di Stato Blinken.
Sulla scorta delle esperienze precedenti gli Usa hanno istituito l’ufficio dell’“inviato presidenziale” per gestire le trattative internazionali sugli ostaggi, coordinare le ricerche e comunicare informazioni con i familiari.

Dalle parti di Mosca, chi continua, molto sotto traccia, a gettare benzina sul fuoco del conflitto mediorientale ha evidentemente calcolato di colpire anche questo nervo scoperto dell’America per condizionare le elezioni presidenziali.  Una sfida occulta contro la Stella di David e le democrazie occidentali che evidenzia l’approssimarsi del capolinea.La scelta cruciale di Israele e i piromani della guerra

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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