Com’é bello raccontarsi che il problema é lo Zen, le periferie degradate, la musica neomelodica e i trapper.
Com’é facile e confortante invocare controlli, ronde, ordine e condanne all’ergastolo.
Com’è dolcemente deresponsabilizzante e autoassolutorio cercare gli uomini forti che risolvano tutti i problemi con i manganelli, le ruspe, i muri, le deportazioni.
La terribili sequenze della strage riprese dalle telecamere della Piazza di Monreale
Quant’é banale e ipocrita semplificare tutto e trovare l’ennesimo capro espiatorio, lavarsi la coscienza e girare la faccia dall’altra parte fino al prossimo sussulto di dignità. Ma, come è già accaduto con altri gravi fatti di cronaca, la strage diMonreale é purtroppo soltanto uno specchio nitido della società schifosa in cui viviamo e che ogni giorno ognuno di noi contribuisce a costruire continuando a blaterare al posto di mettere in atto quotidianamente piccoli gesti (apparentemente insignificanti) che possano invertire la rotta.
Com’é bello dirsi che se una sera esci con una pistola, ammazzi tre persone senza neanche un motivo chiaro e sei cresciuto allo Zen (o a Scampia) allora tutto si spiega, tutto torna: evita di affrontare la questione alla radice, evita di sporcarsi con i buzzurri, di confondersi con gli ultimi, evita di guardare il male in faccia e riconoscerlo in se stessi. Evita di pensare e di rimettere in discussione tutto, dal Parlamento a scendere.
Il denominatore comune non é il quartiere di appartenenza – di questi fatti di sangue la cronaca é piena in tutta Italia (e non solo) – ma la totale assenza di Cultura, e quanti ce ne sono di perfetti imbecilli nelle zone più ricche e green ed evolute e pulite e dotate di servizi delle nostre città…
La fiaccolata per le tre vittime della strage
Questa é una società basata sullo sfruttamento, sull’ingiustizia e le diseguaglianze, perpetrati proprio da chi é incravattato, inamidato e finge anche di aver un linguaggio forbito, quelli con i libri finti alle spalle, che oggi sono tutti Giovanni e Paolo e domani tutti Papa Francesco, quelli che fanno puntualmente tutto il contrario di quello che predicano comodamente seduti nei loro divani in pelle in salotti arredati male e che si guardano l’ombelico con soddisfazione.
Questa é una società violenta che la cultura non la coltiva – se non nelle apparenze, per darsi un tono – ma la massacra costantemente, premiando quasi sempre semianalfabeti, che non leggono, non sanno scrivere e fanno fatica a concentrarsi per più di pochi secondi e che quindi difficilmente riescono a comprendere un testo, figuriamoci fare un ragionamento. Utili idioti a cui si affidano ruoli chiave, in tutti i settori, perché servili, proni e ricattabili.
Panoramica di Monreale e del suo storico Duomo
Esseri ignobili, aridi, che non sanno amare, che non hanno un grammo di empatia e si nutrono di invidia, bassezze e miserie, smanie di protagonismo, assetati di potere e di denaro. Che tirano le fila e che non ci pensano due volte a pugnalare chiunque ostacoli la loro miserabile ascesa basata sul nulla. Certo, non accoltellano davvero, non lasciano fisicamente dei cadaveri a terra, ma in senso metaforico altro che strage di Monreale…
Non c’è differenza: la spinta di quello con la pistola e di quello con la cravatta é identica, squallida allo stesso modo. In entrambi i casi manca il concetto fondamentale, ossia che l’unica vera arma è la Cultura. Anche – e forse soprattutto – quella della sconfitta, quella che ti fa capire la bellezza della fatica, del sacrificio, della caduta e che ti insegna a rialzarti, che ti ricorda che non c’è alcuna gara o che, se c’è, il traguardo finale è uguale per tutti – sotto terra – e che quindi non importa essere il primo e il migliore, specie ricorrendo ai trucchi e agli imbrogli, ma conta esserci pienamente, partecipare, respirare a pieni polmoni, correre con tutte le proprie forze, fino allo sfinimento, nutrirsi lasciandosi abbagliare dalla bellezza che sempre c’é intorno. Anche allo Zen, anche a Scampia.
Il luogo del massacro e la foto di Salvatore Calvaruso il 19enne che ha ammesso di avere compiuto la strage
Questa società è violenta e massacra la cultura, fa il saluto fascista per commemorare Mussolini, odia la lentezza, odia scendere nel profondo, odia ragionare criticamente, è fatta di paure ridicole, di fumo e fuffa, di macchine che piano piano si mangiano pezzi di cervello e di cuore. Si sveglia improvvisamente dal suo torpore solo davanti a tre cadaveri o a uno stupro di gruppo, si indigna, urla, fa finta di analizzare e comprendere per evitare di ripetere sempre lo stesso errore. E puntualmente – essendo senza Cultura e violenta – invece lo ripete.
Monreale
“Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con metodi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello é che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”, rimbombano ancora, dal 1961, le parole di Pier Paolo Pasolini.
*Sandra Figliuolo Giornalista professionista, cronista giudiziaria presso PalermoToday, componente del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia.