Ancora prima di essere incoronato segretario, Letta V si pone già al bivio della breve ma travagliata storia del Pd: Segretario o reggente?
A seguire l’albero genealogico dei vertici del Nazareno finora si sono alternati, chi più chi meno, 4 segretari ( Veltroni, Bersani, Renzi e Zingaretti ) e quattro reggenti (Franceschini, Epifani, Orfini e Martina). Quindi Enrico Letta in ogni caso è il quinto, tanto che lo si consideri Segretario a tutti gli effetti che un reggente traghettatore.
La twitter-accettazione della candidatura, come ormai si conviene all’evoluzione mediatica, rilancia il concetto del bivio. E’ concisa come uno slogan e onnicomprensiva come un saggio politico: “Lo faccio per amore della politica e passione per i valori democratici. Io credo alla forza della parola. Chiedo a quelli che voteranno di ascoltare la mia parola. Non cerco l’unanimità, cerco la verità”.
Come dire: così è se vi pare. Chi non ci sta lo dica subito e non faccia il sommergibile, pronto a lanciare i siluri quando il partito dovrà affrontare scelte cruciali su candidature elettorali e nomine.
Consapevole delle riserve mentali che si annidano dietro l’unanimismo del Nazareno, che ha acclamato segretari che sembravano destinati a riscrivere la storia politica del Paese e che invece dopo le prime sconfitte sono stati costretti alle dimissioni, Enrico Letta assicura lealtà e coerenza, ma sollecita altrettanta correttezza e franchezza.
Semplicemente lo stesso metodo di Mario Draghi. La scelta di Enrico letta segue infatti il medesimo filo conduttore che lungo la riconosciuta credibilità internazionale che collega il Quirinale con le capitali occidentali, a cominciare da Washington, Londra, Berlino, Parigi, Madrid, Lisbona e Atene, ha rappresentato lo scenario e insieme la genesi della formazione del Governo Draghi.
L’imprimatur è identico e l’accettazione di Enrico Letta della segreteria, la nomina della quale sarà ratificata all’assemblea nazionale dem di domenica, evidenzia che dopo aver messo in sicurezza il Paese con Draghi a Palazzo Chigi, la stessa saggia regia politico istituzionale si è preoccupata di reincardinare un Pd alla deriva nel solco della tradizione politica che ha assicurato la fondazione della Repubblica e la prima ricostruzione dell’Italia.
Gli effetti speciali sono soltanto all’inizio. Come per la formazione del governo Draghi la segreteria Letta comporterà infatti un nuovo tsunami sugli equilibri politici non solo del Pd, ma anche dei 5 Stelle intenti a inseguire il miraggio della cometa di Conte, dei renziani ai quali viene meno l’involontario sostegno dei pasticci di Zingaretti und Bettini, e anche del centro destra, che dovrà misurarsi con l’ennesima resurrezione di una inedita Dc in salsa bergogliana e liberal europeista.