C’è il terrore e l’orrore nelle parole di Alessia: “ho visto, subito e sentito cose, che non dimenticherò mai e che mi daranno la forza per lottare accanto al popolo Iraniano”. Alessia Piperno, la 30enne travel blogger romana arrestata e poi liberata in Iran, torna a scrivere per raccontare la sua drammatica vicenda.

Dopo quasi tre settimane dalla liberazione dal carcere di Evin, in Iran, trova la forza psicologica di pubblicare un post sui social, per ringraziare amici e follower del supporto e per essere stati vicini alla sua famiglia.
“Nei primi giorni di settembre – ricorda – andai a visitare per la prima volta nella mia vita, una prigione a Teheran. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla Savak, la polizia segreta del regime degli ayatollah, per torturare i detenuti. Tra quelle mura ho cercato di immaginare la paura che si viveva all’interno delle celle. 
“Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione”, raccontò la guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite sui muri e che risuonassero tra quei corridoi. “Esistono ancora prigioni così in Iran?”. Domandai. Lui sospirò. “Purtroppo si, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran”.
Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo, senza lontanamente immaginare che 21 giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione. Non avevo fatto nulla per meritarmi di essere rinchiusa tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita.”
