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Miccichè per il Csm una riforma vera non gattopardesca

Giustizia e riforma del Csm già finiti nell’affollato repertorio delle incompiute della politica? A parte i collezionisti di whatsApp e trojan papers del ribattezzato Palamaragate, i 24 articoli della bozza della riforma del Consiglio Superiore della Magistratura sembrano essere stati rimossi dal dibattito  politico.

Miccichè per il Csm una riforma vera non gattopardesca
Loredana Micciché

“Quello che viene definito  << il marasma politico mediatico e giudiziario >> che sta investendo la Magistratura è un evento preoccupante perché segnala la crisi di una intera classe dirigente che non può non ricollegarsi alla generale crisi della classe dirigente di tutto il Paese”, afferma il magistrato di Cassazione e Consigliere del Csm Loredana Micciché, esponente di primo piano di Magistratura Indipendente.L’infondata generalizzazione del Palamaragate

Valutazione personale?

Ritengo che la Magistratura possa  contare su un sistema di selezione iniziale ancora seriamente meritocratico che consente di far leva sulla qualità dei propri componenti, per poter realmente percorrere una strada di cambiamento mantenendo la fiducia nell’Istituzione.

La situazione evidenzia una patologia o una prognosi?

La situazione attuale evidenzia una patologia presente da sempre nel sistema, mettendone in luce un sicuro aggravamento che trova ragione nella modifica dell’ordinamento giudiziario del 2006/207. Modifica che al posto della progressione in carriera secondo la anzianità senza demerito, ha introdotto un sistema basato su criteri meritocratici e sulle valutazioni di professionalità. Ciò ha ampliato la discrezionalità dell’organo di autogoverno, competente a gestire le carriere dei magistrati secondo il disegno Costituzionale che ha voluto l’autonomia e la indipendenza della Magistratura dal potere politico.Miccichè per il Csm una riforma vera non gattopardesca

Come disinnescare il corto circuito fra Correnti e carriere ?

Le cosiddette correnti, ossia le associazioni tra magistrati che trovano fondamento nelle diverse impostazioni culturali sul modo di intendere e vedere l’esercizio della giurisdizione, e in quanto tali a mio avviso ineliminabili,  hanno sempre avuto un peso importante all’interno del CSM, e non sono mai state esenti da logiche di appartenenza e di spartizione.  Recentemente comunque i gruppi associativi hanno rafforzato il loro potere  in ragione dell’ampliamento della discrezionalità nella selezione dei dirigenti e delle progressioni in carriera. Bisogna comunque anche dire che il CSM è un organo collegiale in cui sono fisiologiche le alleanze ai fini di trovare condivisione sulle scelte da compiere, sia quanto alla designazione dei dirigenti sia in ordine alla approvazione di regolamenti e circolari in materia ordinamentale. Non è quindi pensabile che ogni consigliere proceda in ordine sparso. Sicchè associarsi secondo comuni modi di sentire rientra nel normale funzionamento del sistema. Ciò che bisogna superare è la logica delle appartenenze e delle spartizioni di potere. Bisogna tendere ad una comune visione di rispetto delle regole che lo stesso Consiglio si è dato per limitare la propria discrezionalità, adottando il testo Unico della dirigenza Giudiziaria. Si tratta di un Testo certamente perfettibile ma che, ove correttamente applicato, conduce a scelte giuste, in grado di superare le logiche cui accennavo.Miccichè per il Csm una riforma vera non gattopardesca

In generale cosa condivide della bozza di riforma del Csm ?

Condivido la previsione di una separazione tra gli incarichi politici di natura elettiva e la carriera di magistrati. Sono favorevole al divieto di tornare ad esercitare le funzioni giudiziarie dopo incarichi politici elettivi. Sono favorevole alla modifica del sistema elettorale con sistema maggioritario uninominale per piccoli collegi. L’attuale sistema elettorale si basa su un collegio unico nazionale che non permette al candidato di potersi fare eleggere senza il concreto appoggio di una corrente: è infatti impossibile che un giudice  (a meno che non si tratti di coloro che sono famosi mediaticamente) sia conosciuto in tutto il territorio nazionale. Cosicchè diventa indispensabile il supporto di una organizzazione diffusa, quale è una corrente che è organizzata in tutti i distretti. Il piccolo collegio permette invece al candidato di farsi conoscere agevolmente; permette un più agevole potere di scelta agli elettori, che possono essere facilitati conoscendo direttamente il collega che lavora nel loro distretto. Sopratutto, questo sistema evita che le correnti possano avere un peso decisivo nella selezione del candidato, non potendosi più prescindere  dalla storia e dalla stima individuale che l’aspirante deve necessariamente avere per ottenere consensi.L’infondata generalizzazione del Palamaragate

E quanto invece ritiene non condivisibile?

Non condivido assolutamente il sistema del ballottaggio ( o doppio turno). Detto sistema esalta il peso delle correnti perchè consente ai gruppi associativi di accordarsi a discapito del candidato più vicino alla corrente avversaria, consolidando, sin dalla fase elettorale, un sistema di alleanze stabili che non può che preludere a sistematici scambi durante la consiliatura. Trovo veramente sorprendente che, dopo la crisi che ha travolto il sistema, si proponga una legge elettorale che è l’esaltazione della possibilità di accordi stabili fra le correnti.

Proposte alternative ?

Non ho proposte alternative, ma soltanto propositi reali di impegno per cambiare, secondo quanto avevo espresso sin dallo scorso anno a seguito della prima crisi. La strada è impegno e rispetto delle regole che il CSM si è dato per attuare le scelte di sua competenza.Miccichè per il Csm una riforma vera non gattopardesca

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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