Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Dino Petralia
Come una festa. Due sole parole per dire delle estati dell’adolescenza; del fuori e del dentro di quelle estati.
Il fuori come una quinta distribuita su poche strade, palcoscenico perenne di una recita quotidiana, fatta di sole, mare, pomeriggi abbrustoliti d’afa e sere gravide di chiacchiere ed attese.
Il dentro infuocato di desiderio, consumato dal bisogno d’incontro, rasserenato dall’esserci.
I sensi, tutti, erano in allerta. Gli occhi sempre in cerca, ambiziosi e bramosi di amicizie antiche e di nuove sperate.
Da ogni casa di quelle vie un’infallibile spia intima identificava per noi passi, voci e marmitte di chiunque passasse, classificando i rumori importanti dell’estate in ordine di desiderio. Con l’ansia crescente di unirsi.
L’esercizio del tatto era nelle dita che tenevano in vista sigarette di turno, acquistate rigorosamente sfuse e plurimarca; stava anche nei manubri dei motori impugnati come scettri portatori di potere e, solo in mente e in sogno, nelle mille carezze mai date ma bramate più d’ogni altra cosa al mondo.
Ero tra i primi motorini del pomeriggio, con libertà di movimento diurno ma limitata in ore piccole, in cerca degli altri con cui unirmi in una banda del nulla. Ma del tutto, in quei momenti.
Si rincasava solo per cambi d’abito, con la frenesia di uno spogliatoio da cui uscire prima possibile per rientrare in campo, con la cura di un camerino per ricomparire subito rinnovati sulla scena.
I passaggi diurni degli ambulanti di ogni tipo e, la sera, i canti e i suoni di chitarre e di musica da ballo erano tutti insieme la colonna sonora di quelle estati.
Tutto il mondo stava lì, in quelle vie.
La città lontana, le gite consumate tra la montagna e il mare del nostro intorno e le villette, piccole e grandi, solo luoghi di ritrovo per poi scappare altrove, pur sempre dentro quel minuscolo circuito fatto di poco in tre mesi ardenti di programmazione comunitaria di vite, svaghi e amori.
E tutto era come una festa perenne.
Più che la struggente nostalgia dell’adolescenza, nel racconto autobiografico di Dino Petralia, Magistrato emerito, già Procuratore Generale di Reggio Calabria e capo del Dap, c’è la constatazione della profonda serenità di quei pomeriggi e di quelle serate estive trascorse in un altrettanto sereno contesto familiare e ambientale. Una serenità spontanea, allora inconsapevole, della quale solo negli anni successivi si avverte tutta la fondamentale rilevanza tanto da essere ricordata come rappresentazione stessa della serenità.