Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Dino Petralia
C’è una differenza genetica tra pranzi e cene, una differenza di qualità, di quantità forse, senz’altro di durata.
I pranzi in generale scorrono veloci e frugali per un seguito giornaliero spesso ancora attivo; sono pause di passaggio, spartiacque orari che, a prescindere dal pasto, scandiscono un prima e un dopo.
Più votati ad un ambito familiare o di lavoro, i pranzi sfuggono tendenzialmente l’indugio e si candidano più delle cene ad una stagionalità invernale.
La domenica è il loro giorno d’elezione e ne dominano la scena con l’orgoglio della festa.
La cena, invece, è tutt’altra cosa; un’occasione di vita, incalzata oggi da un germe spurio e ambiguo – l’aperitivo – che ne insidia anche il nome col rischio di un’ibrida usurpazione.
Eppure la cena resiste ancora egemone e incontaminata; il buio le é complice di una rasserenante convivialità e di una vivacità gastronomica che proprio il buio e la sua luce artificiale accentua nei colori e perfino nei sapori.
Le cene insomma sono letteratura del quotidiano, i pranzi solo un prodromo necessario.
Ma c’è un fattore di disturbo che sconvolge ogni classificazione. Ed è l’età.
Ogni età ha il suo approccio con pranzo e cena, ne cambia l’identità e a volte ne ribalta l’essenza.
Senza volere essere assolutisti, ma quanto diversi erano ad esempio i nostri pranzi e cene da adolescenti! Un binomio quotidiano imposto se non addirittura subito; una sorta di doverosità passiva, di regola tra le regole con la voglia di trasgredire.
E le nostre cene casalinghe d’estate, in vacanza!? vissute con quel fremito comunitario che ad ogni boccone ci faceva gustare più che il cibo l’avvicinarsi della libertà serale, la fuga frettolosa verso quel preziosissimo dopo con gli amici, con i primi baci notturni al sapore di frutta, gli importanti resoconti delle banalità del giorno e qualche sigaretta collettiva nell’illusione di un’eternità di gruppo.
Ma come i pranzi e le cene tutto muta nel flusso del nostro tempo, lasciando tracce inabissate ma vive di ogni multiforme sapore; e tuttavia, come un jukebox basta pigiare ad occhi chiusi i tasti giusti e tutto di nuovo riemerge.
Si avverte l’intramontabile sapore conviviale delle cene estive nell’apparentemente semplice distinzione fra lo stare a tavola a metà giornata e l’indugiare della sera fra cibo, vino e dialoghi. Una distinzione che va oltre la connotazione di una cena familiare, fra amici o di un incontro romantico. Magistrato emerito, già Procuratore Generale di Reggio Calabria e capo del Dap, Dino Petralia si rifà implicitamente al significato del convivium, la condivisione esistenziale del cibo ed insieme di esperienze, parole ed emozioni. Una condivisione che sovente prevede tutta una scala di valori e classificazioni dialettiche, immanenti o successive, che il tempo si incarica di verificare o di confermare nei dopo cena della vita…