Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Dino Petralia
C’è una differenza genetica tra pranzi e cene, una differenza di qualità, di quantità forse, senz’altro di durata.
I pranzi in generale scorrono veloci e frugali per un seguito giornaliero spesso ancora attivo; sono pause di passaggio, spartiacque orari che, a prescindere dal pasto, scandiscono un prima e un dopo.
Più votati ad un ambito familiare o di lavoro, i pranzi sfuggono tendenzialmente l’indugio e si candidano più delle cene ad una stagionalità invernale.
La domenica è il loro giorno d’elezione e ne dominano la scena con l’orgoglio della festa.
La cena, invece, è tutt’altra cosa; un’occasione di vita, incalzata oggi da un germe spurio e ambiguo – l’aperitivo – che ne insidia anche il nome col rischio di un’ibrida usurpazione.
Eppure la cena resiste ancora egemone e incontaminata; il buio le é complice di una rasserenante convivialità e di una vivacità gastronomica che proprio il buio e la sua luce artificiale accentua nei colori e perfino nei sapori.
Le cene insomma sono letteratura del quotidiano, i pranzi solo un prodromo necessario.
Ma c’è un fattore di disturbo che sconvolge ogni classificazione. Ed è l’età.
Ogni età ha il suo approccio con pranzo e cena, ne cambia l’identità e a volte ne ribalta l’essenza.
