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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
La Polizia allo specchio. Un’immagine riflessa senza retorica e trionfalismi, che emerge dalle 171 pagine del libro “C’era una volta il Questore” che partendo dall’esperienza degli autori, Maurizio Ficarra, fra i più stimati Questori d’Italia con una lunga e prestigiosa carriera nell’Amministrazione e Mario della Cioppa Questore di lungo corso che ha appena concluso la carriera da Prefetto, assume i contorni di una dettagliata disamina critica, che sottintende però il profondo amore ed il rispetto istituzionale per la Polizia di Stato.
Baricentro essenziale della sicurezza pubblica a livello provinciale, il ruolo del Questore negli anni ha subito l’arrembaggio indiretto, e purtroppo spesso diretto, della politica e della burocrazia ed ha finito per subire uno svuotamento dei poteri e crescenti rischi di condizionamento.
Il ritorno al passato con una nuova subordinazione di fatto ai Prefetti, mentre invece la riforma della Polizia di Stato del 1981 aveva bilanciato le due figure, sancendone il reciproco coordinamento, viene inserito in un contesto di esempi talmente specifico, dal basso verso alto, che vale la pena di citarne qualcuno :” Oggi rispetto al passato il Questore non può avvicendare un suo dirigente, ma solo proporne la richiesta, quasi sempre previamente concordandola, alla competente Direzione Centrale e “subisce” la nomina ministeriale e i trasferimenti dei capi delle squadre mobili e delle Digos, per i movimenti dei quali paradossalmente, per legge, lo stesso Dipartimento deve chiedere preventivamente l’assenso al Procuratore e non a lui”.
Di livello in livello le discrasie riguardano anche la gestione della Questura: “Per un Questore oggi tutto é più complicato, perché tutto viene accentrato, tranne la sua responsabilità che gli rimane in capo, perché quella non si trasferisce, anzi, risulta aumentata perché gli viene richiesto di garantire la fluidità di tutti questi meccanismi che ora non gli appartengono più, né come scelta e nemmeno ideologicamente. Ma se una squadra non scelta da chi é chiamato a dirigerla non funziona, perché il Questore deve esserne chiamato ad essere il pieno ed unico responsabile?”.
Sulla casistica della nomina dei Questori, la critica si fa ancora più stringente con esempi che pur senza essere riferiti a nomi e personaggi specifici, gli addetti ai lavori e gli esperti riconoscono senza incertezze.

Il punto dolente é quello della nomina di Questori senza esperienza di questura: “sarebbe straordinariamente bello poter dire che si diventa Questori sempre all’esito di una rigorosa selezione, dopo aver valutato un percorso di carriera ben definito” scrivono Ficarra e Della Cioppa “ invece – aggiungono – specie al centro sud si é creato un rapporto preferenziale, una interlocuzione privilegiata, un filo diretto fra i vertici della Polizia e della Magistratura, con il risultato che i Procuratori di distretti giudiziari importanti, hanno avuto un ruolo non secondario nell’individuazione dei Questori della propria sede”.
