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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
Il volume di Davide Miccione, La congiura degli ignoranti. Note sulla distruzione della cultura (Valore italiano editore, Roma 2024), può essere apprezzato da più angolazioni. Intanto, a primo approccio, risulta piacevole da leggere: che un saggio di denunzia, dettato dallo sdegno, sia scritto con stile brillante (e, perciò, accattivante) non è pregio da poco. Inoltre, attraverso un linguaggio amaramente umoristico, veicola considerazioni serie e lancia allarmi tanto più preziosi quanto meno frequenti nel discorso pubblico.
Infatti, riprendendo e completando il suo precedente Lumpen Italia. Il trionfo del sottoproletariato cognitivo (Ipoc, Milano 2015 e poi LetteredaQalat, Caltagirone 2022), quasi a voler comporre un trattato in due tomi di “ignorantologia”, l’autore indaga sulle cause radicali del “declino cognitivo” registrabile nella società italiana (in linea, ovviamente, con quanto accade nell’area nord-occidentale del pianeta, di cui condividiamo i pochi pregi e i molti difetti).
Le famiglie, le organizzazioni sindacali, le associazioni di portata nazionale, i politici in servizio permanente effettivo hanno certamente una porzione di responsabilità (Miccione avrebbe potuto senza difficoltà aggiungere alla lista la Chiesa cattolica nella quale, tranne in pochi studiosi, la fides ha da tempo smesso di cercare l’ intellectus), ma è evidente che il ruolo decisivo è svolto dalla scuola (intesa complessivamente come sistema della formazione dei cittadini dalla scuola primaria all’università).
