Dolore e giustizia, cordoglio e implacabile perseguimento dei responsabili per l’anniversario dei disumani massacri compiuti da Hamas il sette ottobre del 2023 nel cuore di Israele, facendo scempio di uomini, donne, bambini, anziani che abitavano nei kibbutz e nelle città vicine al confine, come Sderot.
Un anno che ha sconvolto e continua a devastare il Medio Oriente e tiene col fiato sospeso il mondo. 
Dopo le eliminazioni a Teheran e Beirut dei vertici di Hamas e degli Hezbollah, Ismail Haniyeh e Hassan Nasrallah e la probabile uccisione anche del successore di Haniyeh a Gaza, Yehya Sinwar, il governo israeliano si accinge a sottolineare con tutta una serie di raid che hanno come obiettivi principali i rimanenti leader terroristici, le ore del lutto nazionale per commemorare le vittime delle stragi dello scorso anno e pregare per gli ostaggi ancora in vita nelle viscere sotterranee della striscia di Gaza.
Una inesorabile pianificazione punitiva che ha il carattere di monito esemplare, più che una vendetta, e che dispiegherà attacchi su tutti i fronti dell’offensiva difensiva contro il terrorismo islamico scattata all’indomani dell’orrore dell’ottobre dello scorso anno: il fronte del Libano, dove l’esercito israeliano sta avanzando fino al fiume Litani, in Cisgiordania dove l’obiettivo principale é il capo regionale di Hamas a Tulkarem, ed a Gaza.
Ma il fronte principale della Nakam israeliana é il regime iraniano, considerato la mente e il mandante delle stragi dell’ottobre nero. 
Dopo il lancio dell’altro ieri di quasi 200 missili iraniani contro Israele, come risposta alla decapitazione delle milizie hezbollah, ad acuire ulteriormente la determinazione di un contro attacco israeliano sono state le parole scagliate dalla guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, nella grande moschea Mosalla di Teheran dove é stato commemorato Nasrallah.
Oltre ad aver definito come il minimo indispensabile il pesante, anche se pressoché innocuo, bombardamento missilistico scagliato contro Gerusalemme e varie città israeliane, Khamenei ha affermato testualmente che l’attacco del 7 ottobre condotto da Hamas nel sud di Israele, in cui sono state massacrate 1.200 persone, é stato un “atto legittimo”.

Un’affermazione doppiamente grave per Israele, perché la giustificazione dei massacri sancisce ufficialmente il ruolo di mandante avuto dal regime iraniano.
Un altro elemento che smaschera la regia di Teheran nella strategia del terrorismo é stata la presenza alla cerimonia della moschea di Mosalla di tutti i rappresentanti del cosiddetto “asse iraniano”, che include gli Hezbollah libanesi, gli Houthi yemeniti, Hamas a Gaza e in Cisgiordania e numerosi gruppi in Siria e Iraq.
Un sigillo apposto col sangue sul terrorismo islamico che da decenni insanguina il Medio Oriente ed il mondo e che spingerà Israele a colpire in profondità le basi militari e le infrastrutture dell’Iran, a cominciare dagli impianti petrolchimici, e a sabotare o a distruggere per quanto possibile anche i bunker fra le montagne nei pressi di Natanz dove si sta completando la realizzazione di ordigni nucleari.
