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Violante l’intelligence al tempo della società digitale

 

Per Luciano Violante “nella società digitale le agenzie di intelligence hanno una qualità e quantità di informazioni spesso inferiori rispetto a quelle possedute dai privati. Questo pone problemi rilevanti per le democrazie”.

Violante l'intelligence al tempo della società digitale

E’ quanto ha affermato il Presidente della Fondazione Leonardo  Violante, già Presidente della Camera dei Deputati dal 1996 al 2001, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria.

Violante l'intelligence al tempo della società digitale
Luciano Violante

Per gli attacchi alle Twin Towers dell’11 settembre del 2001 a New York, alcune informazioni per ricostruire gli eventi sono state fornite da un privato, ha sottolineato Violante.

Per il Presidente della Fondazione Leonardo  “le agenzie di intelligence sono limitate nella raccolta delle informazioni mentre le persone forniscono inconsapevolmente tutti i propri dati personali ai privati, tanto che le nostre vite sono già in mano ad altri”.

In tale quadro “l’intelligence deve guardare ai pericoli che abbiamo di fronte, valorizzando le decisive capacità del pensiero, perché nella società digitale la percezione e l’apparenza sono molto diverse dalla realtà”Violante l'intelligence al tempo della società digitale

Per rafforzare questi concetti, avvalendosi dei quadri di Bruegel il Vecchio “La caduta di Icaro” e “La salita al Calvario”, il Presidente della Fondazione Leonardo ha evidenziato la circostanza che attorno a noi accadono cose straordinarie delle quali spesso non ci rendiamo conto perché “la società digitale invita a guardare e non a pensare, a guardare e non a leggere”.

La prima caratteristica della società digitale, ha aggiunto Violante è quella che attraverso la Rete tutti possono dialogare con tutti, generando un apparente piano di parità, facendo scomparire le differenze tra informazione e conoscenza. Ed é proprio in questa falsa cultura paritaria che le opinioni si equivalgono, facendo scomparire la verità. Inoltre, ha ribadito, che “la Rete promuove il principio di somiglianza e non quello di rappresentanza, scardinando un principio decisivo della democrazia. Non a caso, nella società digitale il leader é quello che vanta più follower, che si ottengono rispondendo alla domanda su cosa piace e non su quello che é giusto, in un contesto in cui i desideri diventano diritti”.

Violante l'intelligence al tempo della società digitale
Violante l’intelligence al tempo della società digitale

Ha poi messo in risalto che “la società digitale é decentrata, depersonalizzata e monoculturale, poiché rappresenta una bolla in cui si ritrovano tutti quelli che la pensano allo stesso modo. Si configura così una società dell’anonimato in cui si propende a non assumersi le responsabilità delle opinioni che si esprimono”.

“Oggi – ha rilevato Violante – non siamo in presenza di una disintermediazione, ma di una nuova intermediazione effettuata dai padroni della Rete, che raramente vengono contestati nel web dove pure si critica tutto. Questi nuovi mediatori ci fanno acquistare quello di cui non abbiamo bisogno e forse possono anche farci votare chi non ci piace”.

Per Violante, “nella società digitale il potere é opaco e il cittadino é trasparente, invertendo quanto accadeva nella società analogica. In tale contesto i rischi sono rilevanti, poiché quello che conta non é l’informazione, ma la creazione delle opinioni. Questa circostanza é stata confermata anche dal referendum sulla Brexit e dalle ultime elezioni in Turchia, dove, in entrambi i casi, vengono manipolati sopratutto i cittadini dei piccoli centri che hanno meno pensiero a disposizione”.

Secondo il Presidente della Fondazione Leonardo, “la Rete crea una nuova visione del mondo, dove i leader, che prima erano espressione della comunità, adesso la condizionano, determinando il passaggio dal partito che esprime il leader al leader che esprime il partito”.

Per Violante, “nella società digitale il messaggero é separato dal messaggio, che vive di vita propria. Cade quindi la differenza tra spazio pubblico e spazio privato, in una società in cui tutto diventa indistinto e prevale l’effetto sciame per cui le ondate di indignazione o di consenso come rapidamente si impennano cosi’ rapidamente si dissolvono. Quindi nella società della somiglianza, prevalgono la sorveglianza e il controllo, e le nostre vite non sono quelle reali ma come appaiono in Rete”.Violante l'intelligence al tempo della società digitale

“Ma la società del controllo – ha precisato – é anche quella della falsificazione, poiché quanto prima sarà sempre più difficile distinguere l’uomo dalle creazioni artificiali, per cui non possiamo più credere a quello che appare”.

“Pero’ – secondo Violante  – sta emergendo un fenomeno nuovo, rappresentato dalla rivincita della realtà, come dimostrano le vicende dei gilet gialli in Francia, le contestazioni anticinesi ad Honk Kong e le rivolte del Sudamerica. Tutti casi di ribellione al meccanismo digitale attraverso la presenza del corpo”.

Ma a quali elementi cercare di prestare attenzione, integrando il dialogo digitale con il confronto umano, imparando a usare il tempo senza farsi assorbire dalla dimensione della Rete, selezionando le reali priorità delle nostre vite che vengono invece orientate all’opposto dal digitale, decidendo consapevolmente attraverso il confronto di opinioni diverse, rispettando gli altri poiché ciò rappresenta la base della coesione della comunità, assumendo consapevolezza delle conseguenze delle informazioni che volontariamente e gratuitamente forniamo alla Rete.Violante l'intelligence al tempo della società digitale

In merito al tema centrale dell’Intelligenza artificiale, Violante ha ribadito che “é utile il confronto tra l’uso dell’intelligenza artificiale nella medicina e nella giustizia, poiché dimostra che essa non sostituisce solo i lavori ripetitivi, ma anche quelli ad alto tasso intellettuale. In particolare nella medicina l’accumulo dei dati favorisce un’indagine più accurata, ma occorre rimanere costantemente vigili poiché il rischio delle distorsioni delle informazioni é ancora elevatissimo. Per quanto attiene alla giustizia, va ricordato il caso della Lituania dove le cause civili di minore entità vengono valutate da algoritmi, mentre in alcuni Stati americani gli algoritmi, ad esempio sulla probabilità di recidiva, applicano i pregiudizi degli umani che li hanno progettati. In tale quadro, le classi sociali più avvertite riescono a difendersi mentre quelle più deboli soccombono, aumentando in modo incolmabile le disuguaglianze.

Un altro tema fondamentale, ha sottolineato Violante, è quello dell’accesso, che rappresenta un aspetto eminentemente educativo e che richiama il diritto costituzionale all’istruzione.

“Basti pensare – ha ricordato – che nell’800 dopo Cristo, Carlo Magno poteva governare il Sacro Romano Impero senza sapere leggere e scrivere. Nella società digitale sará impossibile esercitare il potere senza conoscere il funzionamento degli algoritmi”.Violante l'intelligence al tempo della società digitale

Violante ha concluso il Master dell’Unical sull’Intelligence, diretto da Mario Caligiuri, facendo riferimento all’attivita’ dei Servizi di sicurezza, sostenendo che prima di tutto devono salvaguardare le opinioni pubbliche perché la libera espressione elettorale potrebbe essere manipolata, come dimostra il caso di Cambridge Analytica. In secondo luogo, é proprio l’intelligence  che deve difendere gli interessi economici attraverso il controspionaggio industriale perché il potere di uno Stato coincide soprattutto con il proprio potere economico.Violante l'intelligence al tempo della società digitale

Fonte Italpress

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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