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Banche: default scongiurato ma il sistema non regge più

In bilico sul baratro del fallimento a catena per un lungo week end da incubo, il sistema finanziario internazionale sta reggendo e reagendo.

“Il sistema bancario è al sicuro”, ripete in continuazione, dopo aver sudato freddo alla Casa Bianca e alla Federal Reserve, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha eretto una poderosa diga finanziaria  per contenere e sterilizzare il fallimento della Silicon Valley Bank.Banche: default scongiurato ma il sistema non regge più

“I tuoi depositi saranno lì quando ne avrai bisogno” ha assicurato Biden, rivolgendosi direttamente a tutti i risparmiatori e non soltanto alle vittime del default della Silicon Valley Bank, garantendo loro che lunedì mattina avrebbero avuto accesso a tutti i loro soldi. E così é stato.

La mossa risolutiva della Casa Bianca si è concretizzata con un intervento straordinario volto a scongiurare una crisi del sistema finanziario. La Federal Reserve ha predisposto e reso operativo un mega prestito per le banche americane, un fondo progettato per sostenerle contro i rischi finanziari causati dal crollo di SVB di venerdì. Perché allora le borse crollano? Il pericolo non è ancora del tutto scongiurato, si chiedono i mercati? Si tratta – affermano gli esperti – di contraccolpi strutturali che vengono via via assorbiti dalla certezza del ripristino delle coperture finanziarie.

Il rischio contagio per il crack della Silicon Valley Bank ormai non c’è più, dopo il triplice, pesante intervento del Tesoro Usa, della Fed e della Fdic, la Federal Deposit Insurance Corporation l’Agenzia indipendente da Governo e Federal Reserve, che gestisce fondi del bilancio federale.

Tuttavia, soprattutto negli Stati Uniti, aumenta il pericolo di recessione e in Europa calano i margini di guadagno delle banche, perché la Bce sarà probabilmente costretta a diradare il ritmo delle strette monetarie.

Insomma, il caso Svb farà ‘scuola’, verrà citato come la prima grossa crisi finanziaria del dopo-Covid e ha già iniziato a far sentire i suoi effetti sull’economia. Il caso Svb non ha comunque niente a che vedere con un Lehman bis.Banche: default scongiurato ma il sistema non regge più

La crisi innescata nel 2008 da Lehman Brothers coinvolse i massimi sistemi bancari, mentre questa é una crisi che riguarda le banche regionali a stelle e strisce, che sono decisamente più piccole e meno importanti. Inoltre nel 2008 la Fed ci mise parecchio tempo per reagire, mentre stavolta, probabilmente perché ha saputo far tesoro di quella lezione, ci ha impiegato un fine settimana per mettere in capo le misure anti-contagio.

Quali le cause del default?  Intanto va detto che durante la pandemia le banche regionali Usa hanno fortemente incrementato i loro depositi, in particolare Svb, che dal 2019 al 2021 li ha triplicati, passando da 60 a 180 miliardi di dollari. L’anno scorso però la situazione si é capovolta: le aziende tecnologiche, principali clienti della banca, a causa dell’aumento dei tassi, hanno dovuto attingere ai loro depositi e Svb, per cautelarsi, ha venduto in perdita una parte del proprio portafoglio titoli e ha lanciato un aumento del capitale. I potenziali sottoscrittori, invece di partecipare all’operazione hanno reagito negativamente  preferendo chiudere i depositi, e mettendo in crisi la banca, che non ha retto ed è fallita.

A questo punto si è temuto un effetto domino  all’interno del sistema delle banche regionali. Gli analisti definiscono questo ‘rischio contagio’, come una possibile fuga di depositi dalle banche non sistemiche a quelle sistemiche. Un’emorragia di capitali dalle piccole alle grandi banche, anche se negli Usa l’elenco delle banche non sistemiche include anche istituti tutt’altro che irrilevanti, perché nel 2018 Donald Trump ha elevato la soglia che divideva le banche sistemiche da quelle non sistemiche da 50 a 250 miliardi di dollari di ‘total asset’.Banche: default scongiurato ma il sistema non regge più

Questo travaso di liquidità, che avrebbe creato problemi non da poco al sistema bancario Usa, a partire da una raffica di fallimenti, è stato per ora evitato grazie alla tempestiva azione delle autorità finanziarie americane: garanzie su tutti i depositi e apertura dei rubinetti da parte della Fed, la quale ha rassicurato le banche dicendosi pronta a scambiare alla pari e in qualsiasi momento Treasury e altri asset detenuti dagli istituti di credito. Questo ha disincentivato le banche dal vendere frettolosamente i propri asset, ha ridato fiducia ai mercati e quindi ha, di fatto, disinnescato il rischio contagio.

Il rischio é stato tuttavia disinnescato solo in parte. Le piccole banche Usa sono state salvate, ma la maggior parte non nuoterà più in acque tranquille e quindi concederà prestiti col contagocce, chiuderà i cordoni della borsa e agirà in modo molto più restrittivo. Per gli analisti questo significherà una stretta del credito, che favorirà la recessione dell’economia Usa. E’ quanto emerge anche dalla curva dei tassi, la quale si era molto invertita, segnalando così l’arrivo della recessione da qui a un anno, mentre adesso la curva preannuncia l’arrivo della recessione di qui a qualche mese.

L’Europa rimane comunque immune dal rischio contagio per il default della Silicon Valley Bank. Solo che i  mercati fino a qualche giorno fa stimavano le banche europee come benficiarie di un forte margine di interesse, dovuto all’aspettativa di forti rialzi dei tassi. Ora non é più detto che la Bce faccia tutti i rialzi che aveva preannunciato. La prossima mossa dell’istituto di Francoforte è attesa giovedì col previsto rialzo di mezzo punto, ma non è scontato che a maggio e a giugno la Bce proseguirà su questa strada.

Sicuramente fanno notare gli analisti “si prefigura un  consistente di taglio stime sui margini delle banche”. In ambito internazionale la Fed farà in modo che le banche invertano le manovre restrittive sui prestiti generando un marcato calo dei tassi, più pronunciato sul segmento a breve termine.

Banche: default scongiurato ma il sistema non regge più In Europa invece la Bce potrebbe seguire con ritardo le decisioni Fed (anche perché è partita in ritardo con le manovre restrittive) alle prese con l’inflazione che potrebbe necessitare ancora di qualche mese prima di dare segnali di calo. In questo caso gli scenari potrebbero prevedere i tassi Usa in calo più marcato dei tassi europei ed euro mediamente in apprezzamento verso il dollaro entro fine anno. E’ un assetto supportato dall’attesa di ritorno di politiche monetarie accomodanti e quindi tassi reali Usa nuovamente in calo.

L’andamento complessivamente positivo del mercato energetico, nonostante le sanzioni e il blocco dell’import dalla Russia, e l’evidente propensione della Cina per una normalizzazione del commercio globale, scommettono per il boom della ripresa mondiale che caratterizzerà la fine del conflitto in Ucraina.Banche: default scongiurato ma il sistema non regge più

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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