La soluzione della crisi è dietro l’angolo, ma ancora non si trova. Anzi, potrebbe essere costituita da una continuità nella discontinuità. Cioè dalla resurrezione di Giuseppe Conte.
L’abilità dialettica del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, una dialettica che si innesta nella tradizione politica morotea e berlingueriana, ha trasformato lo stallo sul nome del premier in una trattativa avvolgente perché, ha fatto capire Zingaretti, tanto il Partito democratico quanto i 5 Stelle sono più interessati a accordarsi che a contrapporsi.
La trattativa dunque prosegue concretamente e il segretario dem l’ha incanalata sui contenuti di un accordo di maggioranza, non di un contratto che rappresentava la somma delle promesse elettorali della Lega e dei grillini, ma di un patto di Governo che sintetizzerà scadenze e interventi del nuovo esecutivo.
L’eventuale resurrezione di Conte costerebbe ai grillini la discontinuità su molti ministeri e lambirebbe anche lo stesso Luigi Di Maio.
A leggere fra le righe delle intenzioni attribuite da ambienti di Montecitorio a Roberto Fico, che preferirebbe “continuare a ricoprire responsabilmente il ruolo di Presidente della Camera”, non si intuisce alcuna rinuncia. Il che pone oggettivamente la terza carica dello Stato in una situazione di virtuoso stand by.
Discontinuità dunque, non solo sui nomi dei ministri, a cominciare da Interno, Difesa, Economia, Infrastrutture ed Esteri, reclamati dai dem, ma anche sui programmi. Un boccone amaro per il Movimento, che pagherebbe a carissimo prezzo la vittoria mediatica della conferma di Conte e consegnerebbe l’esecutivo a Pd e ai partiti della sinistra.
La palla è stata rilanciata nel campo 5 Stelle e si attende una replica di Di Maio, che nelle prossime ore dovrebbe riunire i vertici del Movimento. A meno che, insinuano quanti a Roma hanno assistito a tutte le capriole e ai bluff del potere, il leader grillino non incontri o non senta più o meno segretamente Matteo Salvini.
Un contatto dirompente che, se non spezzerà le trattative col Pd, ( “l’ho sentito solo per dirgli di assumersi le sue responsabilità e di andare per la sua strada” potrebbe essere la giustificazione) avrà l’effetto di rilanciare di Maio per un ministero di primo piano.
In realtà il forno leghista più che spento è addirittura allagato, non solo per la bocciatura senza appello di Conte, quanto soprattutto perchè al Senato non c’è più la maggioranza giallo verde per le defezione dei parlamentari grillini.
Le differenze di esperienza e caratura politica dei dem rispetto alla Lega, stanno intanto ponendo i grillini davanti ad una nuova situazione. Non si tratta più di inseguire gli alleati sul terreno mediatico e degli interventi populisti, immigrazione, Europa, grandi opere, tasse e così via, ma di realizzare l’album tridimensionale di una comune visione propositiva dell’Italia, in cui confluiscano le esigenze dei cittadini che votano 5 Stelle, in primis lavoro, efficienza, legalità, ambiente, rifiuti, e le tematiche che sono da sempre alla base delle lotte politiche del partito democratico. Tematiche che in gran parte coincidono nella sostanza e differiscono nei metodi.
A meno di colpi di scena e di fibrillazioni in casa grillina e fra gli stessi dem, con i renziani attestati sulla riva del fiume, la trattativa per un governo di legislatura è incardinata.
Resta da vedere in che modo il Movimento troverà la maniera di equilibrare una premiership della continuità e un esecutivo della discontinuità.