Sulle repentine evoluzioni della crisi politica, che oggi registra ufficialmente l’entrata in scena di Roberto Fico per la premiership, pubblichiamo l’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia dall’autorevole quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda
Che previsioni segna sul Colle il barometro della crisi?
“Si attende che alle speranze corrispondano intese concrete” risponde il Quirinalista ed editorialista del Corriere della Sera Marzio Breda.
Punto della situazione?
L’intesa tra Pd e 5 Stelle sembra ancora difficile. Sapendo che non c’è tempo, i due capi politici dovrebbero rassegnarsi a fare entrambi delle rinunce. Di Maio, per esempio, non può pensare di imporre il nome di Conte per Palazzo Chigi. E Zingaretti, da parte sua, dovrebbe delineare meglio i confini della discontinuità che pretende. Entrambi, fra l’altro, hanno alle spalle gente che potrebbe aver voglia di sabotare i loro tentativi….
Assieme a Mattarella chi si sta impegnando per fare uscire il Paese dalla crisi?
Esclusi Lega e Fratelli d’Italia, quasi tutto il Parlamento vede con timore la prospettiva di un ritorno alle urne, se non altro per un istinto di autoconservazione. Questo il dato di fondo. Però, ad adoperarsi davvero per risolvere la crisi – oltre a Mattarella – sono in pochi: qualche leader politico particolarmente responsabile che può magari contare sull’aiuto di esponenti delle istituzioni e del mondo economico. A condizionare l’esito dei negoziati, poi, entrano in gioco molte variabili: in primo luogo la competenza e la capacità di fare sintesi, che si sommano o scontrano con convenienze di partito, compatibilità ideologiche, ambizioni personali e perfino smanie di vendetta.
Mario Draghi viene continuamente evocato, quando verrà il suo tempo?
Rispettato e autorevole in Europa e nel mondo, Draghi è sicuramente una preziosa riserva della Repubblica. Ma non credo voglia di spendersi nel piccolo cabotaggio della politica italiana, per come si è ridotta negli ultimi decenni. Infatti si è dichiarato indisponibile. Diverso sarebbe un suo ruolo per il Quirinale, dove già abbiamo avuto due grandi ex governatori di Bankitalia: Einaudi e Ciampi.
Se il nuovo governo sarà davvero di legislatura è immaginabile la rielezione di Mattarella al Quirinale?
Immaginabile, forse, ma non probabile. Per come Mattarella interpreta il ruolo e per la sua stessa idea delle istituzioni, non credo che accetterebbe una rielezione. Per la verità anche Giorgio Napolitano aveva escluso un secondo mandato e cedette unicamente per l’emergenza che si era creata nel Paese, con una pericolosa crisi di sistema. C’è da augurarsi non si materializzi ancora uno scenario del genere.
Perché il no a Fico? quanto incide il nodo della scelta del Premier in casa 5 Stelle?
Fino alla chiusura della crisi nessun nome è bruciato, dunque non lo è neppure quello di Roberto Fico. A suo vantaggio vanta un buon rapporto con i democratici, il che può tradursi però in uno svantaggio per i sempre sospettosissimi 5 Stelle. Dentro il Movimento, dominato dai rivalità e rancori, la partita è ancora tutta aperta e se Di Maio non riuscirà a fare un accordo di governo, sarà spazzato via con il suo intero cerchio magico.
Quanto rischia di costare a Salvini l’autogol o il boomerang della crisi di Ferragosto?
Il leader della Lega pagherà certamente un prezzo per la sua follia d’agosto. Finora, stando agli ultimi sondaggi, poco più di tre punti. La penalizzazione potrebbe crescere se si formasse un governo di legislatura e lui dovesse restare quattro anni all’opposizione. E pure lui avrebbe problemi di tenere intorno a sé la Lega.
Prospettive del Pd alla luce della “variabile” Renzi ?
Renzi ha fatto più male che bene al suo partito, con la sua sortita per evitare le elezioni. Perché ha permesso alla Lega di sventolare la bandiera del complotto, come se i 5 Stelle e i democratici stessero già lavorando a far cadere il Conte. E poi al Nazareno non si fidano di lui e del giglio magico: temono che il suo avallo a un nuovo esecutivo sia solo a tempo, e che abbia in mente di staccare la spina non appena sarà pronto il partito al quale lavora da un po’.