Dagli omicidi agli stupri, dalle torture alle deturpazioni, dalle percosse alle molestie, le violenze contro le donne sono così diffuse nel mondo che dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Per sensibilizzare i Paesi e l’opinione pubblica mondiale e sollecitare interventi legislativi e culturali in grado di arginare e impedire ogni forma di violenze contro le donne e assicurare loro la piena parità ed il rispetto dei diritti fondamentali.
La ricorrenza viene celebrata con enfasi, accorata partecipazione e grande risonanza mediatica, ma ogni anno il bilancio delle violenze contro le donne è tragico:
- Cinquemila donne uccise negli ultimi 20 anni
- 95 femminicidi dall’inizio dell’anno
- Un omicidio ogni 72 ore
- Una violenza ogni 15 minuti
Dati agghiaccianti che riguardano tuttavia soltanto le vittime accertate e i casi denunciati. Le statistiche non comprendono infatti l’inferno invisibile delle donne, spesso immigrate irregolari, fatte sparire per sempre e delle mancate denunce delle vittime di violenze, aggressioni, ricattate o molestate a casa, al lavoro, a scuola, all’Università, per strada. Un inferno invisibile. Ma solo agli occhi di chi non vuol vedere.
E’ difficile, ma non bisogna rassegnarsi all’inevitabile retorica delle manifestazioni di facciata e al diluvio di luogo-comunologia.
Pur se il 25 Novembre è anche questo, e spesso purtroppo, soltanto questo e non un momento di svolta definitiva affinché libertà, parità, tutela siano quotidianemente assicurati. Sempre. Ogni giorno, non soltanto il 25 novembre e l’8 marzo, ma soprattutto affinché la violenza contro le donne sia ad ogni costo fermata.