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Sardine speranza concreta o illusione?

 

by Augusto Cavadi 

La mia generazione ha vissuto – sia pur con diverso grado di adesione –  il Sessantotto, poi il Settantasette, poi l’esplosione della Rete di Leoluca Orlando, poi i Girotondi, poi… E’ strano, dunque, nonostante siano una boccata d’ossigeno a un paziente in coma, che non ci si appassioni particolarmente alle Sardine ?Sardine speranza concreta o illusione

L’indignazione  ci porta in piazza, accanto ai giovani, per non lasciarli soli; ma, inesorabile, la ragione ci proietta già davanti agli occhi i titoli di giornali che tra qualche anno ne parleranno come un episodio di cronaca quasi dimenticato.

C’è qualche probabilità che, questa volta, la ragione non contraddica la passione? Non so se per motivi razionali, o per impulso passionale, direi di sì. A confortarmi è stata la lettura del Manifesto dei promotori del movimento.Sardine speranza concreta o illusione

Infatti, in  “Benvenuti in mare aperto”, si esordisce con l’ammissione dei propri errori o, per lo meno, dei propri limiti:

“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. […] Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.

Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.
Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.

Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.”

Si aggiunge un biglietto di auto-presentazione che, nella sua sobrietà, mi ha commosso: “Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto”.Sardine speranza concreta o illusione

Ma ciò che più mi incoraggia è la scelta di evitare i toni anti-partitici e anti-parlamentari che, oggettivamente (dunque indipendentemente dalle intenzioni soggettive) sono fascisti.

Una cosa, infatti, è criticare in particolare questo o quell’esponente politico, questa o quella formazione partitica; e tutta un’altra cosa affastellare tutti nello stesso mucchio e dargli fuoco: “Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie”.

Non meno rilevante mi pare la dichiarazione d’intenti a diventare volontari della politica buona o, come si diceva anni fa, militanti a tempo pieno:
“Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo”.Sardine speranza concreta o illusione

Il Manifesto si chiude con l’ultima strofa della canzone di Lucio Dalla “Com’è profondo il mare”: E’ chiaro, che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa è muto come un pesce.
Anzi è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare Perché lo protegge il mare”.

E’ un passaggio decisivo. “Pensare” è essenziale, ma non sufficiente: dobbiamo imparare a pensare bene.  Al di là delle vicende elettorali, siamo di fronte a sfide epocali per le quali, palesemente, ci troviamo tutti impreparati.

La spocchiosità  con cui si finge di avere le risposte in tasca è più arrogante a Destra, ma non è certo assente né al Centro né a Sinistra.

Ognuno secondo le sue possibilità, i suoi compiti istituzionali, la sua collocazione sociale – dunque ognuno in maniera differente, ma nessuno esonerato – deve iniziare, o riprendere, a leggere, documentarsi, riflettere, confrontarsi con gli esperti, proporre ipotesi di lavoro.

Il vero nemico non ha il volto di un ragazzotto assetato di potere, di denaro e di mojto, ma è l’ignoranza che ci assedia all’esterno e ci tarla all’interno.

Per battere questo nemico non basta rinunziare a qualche ora di riposo serale per partecipare a un corteo: occorre impegnarsi con costanza, con determinazione, con dedizione per dare un’anima di consapevolezza alla prassi politica.

Solo così potremo sperare di uscire dalla logica dello slogan contro lo slogan, del post contro il tweet e proporre difficili vie d’uscita a tragedie storiche che toccano la vita quotidiana di quegli strati sociali – dal bottegaio di città al pastore di provincia – che hanno il diritto di votare esattamente come i docenti liceali o i bancari in pensione.

Solo così potremo spezzare l’incantesimo di un’Italia in cui tutti parlano male di alcuni leader e di alcuni partiti, ma molti li votano e li rivotano fedelmente.

Le Sardine non si sono mobilitate per questa o quella bandiera di partito: e ciò, evidentemente, è una lezione che dovrebbe essere meditata.

Ma in democrazia ci sono i cortei e ci sono le elezioni: sarebbe un’ennesima disdetta avere, ancora una volta, piazze piene e urne vuote.

Filosofia la libertà della ragione e della verità
www.augustocavadi.com

 

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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