Eclisse del dopo Luigi Di Maio fra i 5 Stelle. Implosione, disintegrazione o scissione: l’avvitamento del Movimento, secondo gli opinionisti e i giornalisti parlamentari, sarebbe prossimo al punto di rottura.
A meno di un intervento dall’alto, deus ex machina, di Beppe Grillo, le crescenti difficoltà e la collezione di sconfitte e pessime figure di Luigi Di Maio lasciano intravedere lo splash down, un tonfo, del leader grillino.
Per arrestare l’emorragia di voti e di consensi, il vulcano in eruzione del Movimento sta per ufficializzare l’inevitabile scelta di avviare un cambio di leadership.

Abbandonato dai fedelissimi Alfonso Bonafede, Vincenzo Spadafora e Riccardo Fraccaro, Di Maio alla cena del Governo di giovedì sera, ribattezzata la penultima cena, ha maliziosamente lanciato per la sua successione la candidatura di Alessandro Di Battista.
Una candidatura di rottura, contrapposta a tutto il vertice e ai gruppi parlamentari, e destinata a mettere i bastoni fra le ruote dei veri antagonisti del Ministro degli Esteri e a mantenerlo obtorto collo alla guida dei 5 Stelle.
Gli antagonisti di Di Maio e candidati succedergli alla guida del Movimento sono soprattutto:

il Premier Giuseppe Conte, che dalla crisi di Ferragosto e dal cambio di maggioranza è diventato il punto di riferimento di Davide Casaleggio, Beppe Grillo e del Pd
Vincenzo Spadafora, che dopo aver mediato con efficacia l’alleanza programmatica con Zingaretti e la sinistra ne è diventato il garante istituzionale e viene considerato dalla base grillina più politicamente omogeneo rispetto a Conte
Roberto Fico ormai icona del movimento, ma da Presidente della Camera sempre in grado di assicurare un dignitosa transizione in attesa dell’emersione della nuova classe dirigente grillina, se i 5 stelle ne avranno il tempo.