Perdenti che camminano: gli algoritmi dei sondaggisti ne avrebbero già individuati due. Per l’alba dell’11 giugno, le sofisticate elaborazioni sulle intenzioni di voto, le analisi incrociate sul sentiment degli elettori, le previsioni statistiche e le rilevazioni a campione, convergono nel preannunciare la secca sconfitta di Matteo Salvini e Giuseppe Conte.

Unici leader non candidati, entrambi ne sono più o meno consapevoli ed hanno cinque settimane per tentare di capovolgere o attenuare i pronostici che danno i rispettivi partiti in netto calo rispetto ai risultati delle ultime politiche.
Oltre alle scelte politiche dei due leader, la débâcle annunciata sarebbe da addebitarsi anche alla molteplicità di liste nazional populiste direttamente concorrenziali ed in grado di sottrarre o di disperdere i consensi che nelle precedenti consultazioni si incanalavano verso Lega e 5Stelle.
Molto più che per Bruxelles, il voto per il Parlamento Europeo sembra destinato ad avere un’incidenza sull’assetto politico italiano. L’impatto dei risultati potrebbe determinare infatti una svolta tanto nella maggioranza quanto per l’opposizione.
