G20 con vista sull’Ucraina. A New Delhi il secondo summit dei paesi più industrializzati dall’inizio dell’invasione russa, mette all’angolo Mosca e la Cina.
Un isolamento evidenziato dall’assenza di Putin e di Xi Jinping, rappresentati in funzione quasi di stuntman diplomatici dal Premier Li Qang e da Sergej Lavrov, da 20 anni Ministro degli esteri russo. Caratteristica questa come dimostra la quasi analoga longevità del mitico Molotov, della diplomazia dei regimi più cupi del Cremlino, come quello di Stalin.

Oltre a sottrarsi all’incombenza di dover metterci la faccia e sostenere le indifendibili posizioni russe, il Presidente cinese ha eluso l’imbarazzante confronto economico fra le crescenti difficoltà che Pechino registra sui mercati globali, il balzo in avanti dell’economia dell’India e la ripresa di quella americana.
La chiave di lettura economico-strategica mondiale del G20 é strettamente connessa al marasma energetico, agro alimentare , commerciale e finanziario provocato dalla guerra che da circa 600 giorni devasta il cuore dell’Europa.

Con un travagliato accordo raggiunto in extremis, la dichiarazione finale ricalca solo in parte la condanna dell’invasione russa del precedente vertice di Bali, ma implicitamente riconosce che la responsabilità della mancata cessazione delle ostilità ricade prevalentemente su Mosca.
Dal fronte ucraino rimbalzano a Delhi le ultime notizie sulla lenta, ma costante, avanzata della controffensiva delle forze di Kiev. Fino adesso, secondo le mappe del think-tank americano Institute for the Study of War, l’Ucraina ha riconquistato 108 chilometri quadrati di territorio occupato.

Dal 22 agosto c’è stata un’accelerazione e i chilometri riconquistati nelle ultime settimane sono 38. “Si tratta – scrive il settimanale inglese The Economist – di una piccola percentuale degli oltre 100.000 chilometri quadrati che rimangono in mano ai russi. Ma l’accelerazione offre speranza.”
Secondo il Ministero della difesa britannico l’esercito russo soffre di gravi carenze. Il ridispiegamento delle forze di prima linea per rafforzare le sue unità “degradate” nel sud-est dell’Ucraina sta probabilmente ostacolando la capacità di Mosca di effettuare operazioni in altre aree di prima linea. “Sono a corto di veicoli corazzati dispiegabili” spiega sul The Guardian l’analista militare James Rand. Ed il centro di intelligence open source Oryx conferma che l’armata russa ha perso fino adesso qualcosa come 2.296 carri armati, più della metà di quanti ne disponeva all’inizio dell’invasione.
Dopo l’uscita di scena dei mercenari della Wagner e il siluramento del generale Sergei Surovikin, la leadership militare russa sembra confusa, arroccata sulla difensiva e per giunta esposta agli attacchi dei nazionalisti che a Mosca accusano Putin esclamandogli via social “non puoi vincere in difesa !”.

Ma nella capitale russa tutte le svolte, oltranziste o moderate, si sono sempre rivelate dei miraggi. Anche se questa volta l’improvvisa visita a Kiev del segretario di Stato americano Antony Blinken ha suscitato più di un interrogativo. Già, cosa aveva di tanto urgente da comunicare direttamente al Presidente Zelensky il regista del gigantesco flusso di armamenti e del sostegno senza precedenti dell’intelligence degli Stati Uniti e della Nato all’Ucraina ?
Una visita seguita da una ulteriore accelerazione della controffensiva e dai crescenti scricchiolii che si avvertono dalle linee russe, ma soprattutto dalla notizia del via libera da parte di Washington alle forniture dei missili a lungo raggio Atacms. Un sistema d’arma strategico che potrebbe risultare risolutivo del conflitto, perché consentirà agli ucraini di colpire da lontano senza essere colpiti e di centrare con precisione molto oltre dietro le linee russe depositi e rifornimenti.

Le risposte alle molte domande che aleggiano su New Delhi e la Russia sono attese da Mosca, ma in India la nonchalance del Presidente americano Joe Biden e la sottigliezza evidenziata al G20 dalla Cina, che ha accettato di sottoscrivere l’accordo finale sulla base del compromesso proposto da Indonesia, India, Brasile e Sud Africa, compromesso che alla fine ha dovuto essere digerito anche dalla Russia, spiazzata da Pechino e rimasta da sola ad opporsi, fanno intuire che l’autunno moscovita potrebbe segnare non soltanto la caduta delle foglie dagli alberi del Cremlino.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.