Per piegare l’Ucraina Putin ha scatenato la strategia del genocidio: la distruzione sistematica delle centrali elettriche, acquedotti, ospedali, trasporti, depositi di carburanti e di ogni altra infrastruttura. Una disumana strategia terroristica, l’ha definita il Parlamento Europeo, che colpisce la popolazione civile.
A Kiev si vivono momenti di incubo e d’orgoglio. Nove mesi con la morte che incombe dal cielo, il sangue che scorre per le strade ed i corpi martoriati che tracimano dalle fosse comuni. Il diario di guerra di 274 giorni esatti di bombardamenti, attacchi, resistenza, controffensive, ripercorre solo in parte gli orrori e i disastri di un’Ucraina letteralmente massacrata dalla spietata invasione della Russia di Putin.
Oltre che inestinguibile, lo shock per le violenze e i lutti subiti è tale che la maggior parte degli abitanti delle zone occupate e delle città bombardate non riesce neanche a parlarne compiutamente.
Allo strazio si aggiunge il terrore di una catastrofe nucleare e radioattiva. “Esiste un pericolo reale di disastro atomico causato dal bombardamento dell’intero territorio ucraino da parte di missili da crociera e balistici russi, nonché un enorme rischio di danni alle centrali nucleari”, ha denunciato Petro Kotin , il presidente di Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel paese.
Fin dall’inizio dell’invasione gli impianti nucleari dell’ Ucraina sono stati nel mirino degli attacchi russi. Quattro le centrali atomiche, con oltre 15 reattori, che producono energia elettrica. La più grande e sinistramente più famosa è quella di Zaporizhzhia, che con i suoi 6 reattori attivi é anche la più grande d’Europa. Zaporizhzhia é sotto il controllo russo fin dalle prime settimane della guerra. Le altre centrali si trovano nel Sud, a Ovest e nella regione al confine con Polonia e Bielorussia, la Volhynia.
Dopo una interruzione protrattasi per diverse ore, a seguito delle raffiche missilistiche russe, le tre centrali nucleari di Rivne, Pivdennoukrainska e di Khmelnytsky sono state ricollegate alla rete elettrica nazionale.
Prima dei gravissimi danni infrastrutturali mirati, provocati dai bombardamenti russi, la capacità complessiva poneva l’Ucraina al settimo posto nel mondo per l’energia nucleare prodotta, che rappresentava nel 2020 il 50% dei consumi totali del Paese.
Nelle ultime ore i missili russi hanno danneggiato l’ospedale di Zaporizhzhia. Tuttavia, nonostante vengano compiuti sotto gli occhi dei media internazionali, il Cremlino nega i bombardamenti di città e obiettivi civili. “ La Russia non ha lanciato e non sta lanciando attacchi contro obiettivi civili e strutture sociali” – dichiara imperterrito il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov.
“Come ha riconosciuto anche l’Europa é un piano criminale e terroristico. Stanno cercando di spezzarci, di farci sprofondare nell’oscurità e nel freddo per costringerci a negoziare alle condizioni dell’aggressore. Non funzionerà davvero” ha replicato il portavoce dell’intelligence della Difesa Ucraina, Andriy Yusov, secondo il quale la periodicità degli attacchi missilistici é di circa una settimana, perché i russi devono reperire da vari fronti i missili che scarseggiano.
Nelle interviste rilasciate al Washington Post, Mason Clark analista senior presso l’Institute for the Study of War sostiene che il “peccato originale” del Cremlino è che l‘armata russa non era assolutamente preparata a dover combattere per così tanto tempo. Mentre Max Bergmann del Centro studi di strategia internazionale di Washington aggiunge che “ dopo aver fallito il blitz iniziale per impadronirsi di Kiev, ed aver perduto in un solo colpo decine di migliaia di truppe scelte, Mosca dispone soltanto di unità scarsamente equipaggiate e con un equipaggio scadente”.
Come l’ultimo Zar che, nella prima guerra mondiale fece decimare l’esercito dai cannoni tedeschi, e Hitler che dal bunker assediato di Berlino ordinava offensive ad inesistenti armate, il Cremlino continua ad ordinare attacchi su attacchi.
Senza copertura d’artiglieria e dei missili impiegati per colpire le città, nelle ultime 24 ore, si sono registrati vari attacchi russi, tutti respinti dagli ucraini in otto aree della regione di Donetsk. Le truppe ucraine hanno invece attaccato cinque basi, una delle quali aerea, di soldati, armamenti e rifornimenti dell’armata russa.
Oltre all’orgoglio nazionale, all’eroica resistenza e alla straordinaria efficacia della controffensiva, la sopravvivenza del popolo ucraino é ora in parte assicurata dall’afflusso degli aiuti dell’occidente.
In attesa delle crepe e delle svolte a Mosca, dimostratesi finora solo miraggi, ma che vengono ritenute in fibrillazione per la crescente insostenibilità della situazione socio economica che grava sempre più sul popolo russo e per le vite spezzate dei soldati mandati al massacro sul fronte ucraino.
Con perdite talmente rilevanti da costringere Putin ad incontrare alla vigilia della festa della mamma, che in Russia si festeggia domenica, le madri dei militari impegnati in guerra. Una facciata corografica e propagandistica per tentare di nascondere il bagno di sangue di intere generazioni.