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Le inconfessabili connivenze fra Chiesa e mafia

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Augusto Cavadi

In tutte le culture inchinarsi è un segno di reverenza, spesso anche di subordinazione. Nell’Italia meridionale – dove il senso della ‘comunità’, basata sui rapporti personali, prevale sul senso della ‘società’, basata sulle regole oggettive – esso possiede ancestralmente una forte valenza simbolica.

E’ facile intuire, dunque, quanto credito sociale guadagna un boss mafioso se la statua della Madonna o di un santo protettore, nel corso di una processione, si ‘inchina’ in segno di omaggio davanti la sua abitazione: nel linguaggio espressivo dei segni, equivale a farsi proclamare Dio. O qualcosa di molto vicino al divino.

Le inconfessabili connivenze fra Chiesa e mafia
(Foto Tgcom24)

Su questo fenomeno non mancano le documentazioni giornalistiche né i commenti occasionali di vari studiosi, ma solo in questi giorni esso è diventato oggetto di uno studio organico nel volume di Davide Fadda, L’inchino. Santi, processioni e mafiosi nel Meridione italiano (Di Girolamo, Trapani 2021, pp. 168, euro 20,00).

Il giovane autore è partito da due casi di studio (le processioni della Madonna delle Grazie a Oppido Mamertina e della Madonna del Rosario a San Paolo Bel Sito) e, con l’aiuto di alcuni esperti sui rapporti fra le chiese e le mafie (tra cui don Francesco Michele Stabile, Salvatore Lupo e Giancarlo Caselli), ha inserito questi due episodi di cronaca nel quadro complessivo della religiosità cattolica mediterranea e delle strategie attuate costantemente dalle cosche criminali per strumentalizzarla ai fini della propria legittimazione.Le inconfessabili connivenze fra Chiesa e mafia

Tale strumentalizzazione risulterebbe disagevole se dovesse fare i conti con una Chiesa più fedele al messaggio originario di Cristo, più libera perché concentrata su principi di giustizia e di fraternità solidale; non – come invece avviene – con una chiesa “fortemente gerarchizzata”, diventata “una delle potenze indiscusse nel panorama politico europeo per quasi duemila anni” (p. 37).

Il quadro che viene restituito è variegato sia nel tempo che nello spazio: la storia scorre, per fortuna, anche sotto i ponti del Meridione italiano, così che in alcune cittadine le amministrazioni locali – in linea con la tradizione –  chiudono un occhio (o tutti e due gli occhi); in altre, invece, anche per il coraggio personale di alcuni esponenti delle istituzioni civili e religiose, il disegno egemonico dei mafiosi viene smascherato, denunziato e smantellato. Già, il coraggio che – sostiene Fadda – “significa non solo staccarsi da una proposta sociale e culturale «sbagliata» ma non cedere, per quanto possibile, alla nostra paura principale, che è morire” (p. 146).Le inconfessabili connivenze fra Chiesa e mafia

Le pagine di questo testo si leggono agevolmente, volutamente prive – come sono – di tecnicismi per gli addetti ai lavori. E andrebbero meditate da quanti occupano, nelle chiese cristiane e nelle varie articolazioni dello Stato democratico, ruoli di responsabilità: costituiscono una voce ‘laica’ che esorta, rispettosamente, a prevenire e contrastare i perduranti tentativi dei mafiosi di alimentare il consenso sociale a proprio favore non solo col ‘bastone’ delle intimidazioni ma anche con la ‘carota’ della devozione e della beneficenza.

Ovviamente, come tutte le esplorazioni pionieristiche, potrà essere corretto in alcuni passaggi, integrato in altri: ma, se riuscirà a rilanciare un sentiero di ricerca scientifica e pedagogica, avrà raggiunto l’obiettivo più prezioso.

Le inconfessabili connivenze fra Chiesa e mafia
(Foto Sky Tg24)
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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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