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Libia ormai perduta per l’Italia? il rischio c’é

La Libia è perduta ? Tripoli come Saigon ? No perché Haftar non è certamente Ho Chi Minh. Tuttavia anche se paradossale, il paragone con l’allora capitale del Vietnam del Sud  ha un amaro fondo di realismo.

Libia ormai perduta per l’Italia il rischio c'éPer due motivi, uno dei quali riguarda purtroppo l’Italia. Il primo è  rappresentato dai contractor russi del battaglione Wagner, che guidano l’offensiva di Haftar e che sono agguerriti quanto e forse più dei Vietcong. Il secondo motivo del paragone fra Saigon e Tripoli è che al posto delle immagini degli americani che abbandonano precipitosamente la capitale sud vietnamita, a Tripoli e in Libia rischiano di esserci ora quelle del nostro Paese.Libia ormai perduta per l’Italia il rischio c'é

“Per l’Italia è cambiato tutto. Abbiamo perso, forse definitivamente, la Libia. La colpa, purtroppo, è soltanto nostra. Presi dalle questioni interne abbiamo accantonato il dossier prioritario della nostra politica estera e ne stiamo pagando le conseguenze” afferma analista di strategie geopolitiche e militari  Michela Mercuri, docente di Storia Contemporanea dei Paesi mediterranei ed esperta di Libia

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Michela Mercuri
  • Tripoli sta davvero per essere espugnata?

Gli attacchi dell’Esercito Nazionale libico del generale Haftar si stanno intensificando e la capitale è sempre più a rischio. Sono molte le forze esterne che stanno supportando il Feldmaresciallo, dall’Egitto ai mercenari russi della Wagner che, in numero crescente, stanno combattendo al fianco di Haftar.  Gli sforzi a livello diplomatico sono praticamente inesistenti e si limitano a inutili moniti alle parti in causa per una de-escalation.  In questo contesto il Premier Serraj appare sempre più indebolito. Non è facile fare previsioni sulla sua “tenuta” ma è plausibile ipotizzare che senza un intervento internazionale imminente possa capitolare in tempi piuttosto brevi. Si continua a parlare di soluzione politica e di una futura conferenza di Berlino per il 2020, ma questo attendismo internazionale gioca sicuramente a favore di Haftar. Forse è voluto? Oltre ad Haftar, però, in questo contesto potrebbero emergere con più vigore le forze di Misurata che sono , in questo momento, il vero potere dell’ovest. Il loro leader, Ahmed Maitig si è recentemente recato in Francia, potenza da sempre legata al generale, probabilmente per “ricucire i contatti”, vista la totale assenza dell’Italia che in questo momento è totalmente fuori dal dossier libico. In sintesi in questo momento potremmo dire che Serraj sta rischiando di capitolare mentre Haftar, forte dei suoi alleati, potrebbe imporsi anche nella capitale. Dovrà però fare i conti con le milizie di Misurata e questo, vista l’impasse internazionale, potrebbe preludere a un ulteriore “bagno di sangue”.Libia ormai perduta per l’Italia il rischio c'é

  • Cosa cambia concretamente per l’Italia?

Per l’Italia è cambiato tutto già da qualche mese. Prova ne sia che durante il vertice Nato che si è svolto a Londra l’Italia non è pure stata invitata all’incontro a porte chiuse sulla Libia che ha visto coinvolti Francia, Regno Unito, Germania e Turchia. D’altra parte la Turchia è molto attiva in Libia. Il Governo di accordo nazionale di Tripoli lo scorso 28 novembre ha firmato un protocollo d’intesa con il presidente turco Erdoğan. Ankara ha parlato sia di un accordo sulla gestione economica delle acque che circondano il confine sud-est dell’Europa (per l’istituzione di una zona economica esclusiva) sia di un’intesa per ampliare la cooperazione militare per la sicurezza tra le due parti. Insomma la Turchia, già coinvolta nel teatro libico con lauti finanziamenti alle milizie dell’ovest, sembra intenzionata riempire il vuoto italiano. Inoltre potrebbe anche avere un ruolo diplomatico di primo piano tra i litigiosi attori esterni. Ha interessi energetici importanti con i russi, è fondamentale per gli americani perché ci sono decine di basi Nato sparse per il Paese, è importante per una parte dell’Europa perché – dietro lauti compensi- blocca i migranti della rotta balcanica. Tanto basta per capire il potere che la Turchia esercita in questo momento nel Mediterraneo.

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Il Premier al Serraj e il Generale Haftar
  • Con Haftar nella capitale libica che senari si aprono?

Se Haftar riuscisse ad entrare a Tripoli, come già accennato, avrebbe comunque uno scoglio da superare : le forti milizie di Misurata che godono dell’appoggio (anche militare) della Turchia. Per questo credo che una ipotetica “presa di Tripoli” non sarebbe il preludio per la stabilizzazione ma per una ulteriore escalation. Ripeto, se non ci sarà un accordo mediato tra le parti (e tra i loro alleati internazionali e regionali) non ci sarà pace in Libia. Purtroppo in questo momento le Nazioni Unite sono totalmente divise e incapaci di prendere qualunque decisione sulla Libia perché troppo forti sono gli interessi dei singoli Stati che dal 2011 operano autonomamente nel teatro libico. Lo stesso Salamè – inviato dell’Onu per la Libia, pur intervenendo ai Med Dialogues che si sono appena conclusi a Roma, ha affermato con grande rassegnazione: “mi spiace dire che le profonde divisioni del sistema internazionale hanno impedito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di chiedere il cessate il fuoco nel conflitto libico”. Davanti a queste parole credo ci sia poco da aggiungere.Libia ormai perduta per l’Italia il rischio c'é

  • I nuovi assetti libici e i rapporti fra Usa, Russia, Francia e Inghilterra?

 Mai come ora i rapporti tra Usa e Russia in Libia sono ai minimi termini. I russi combattono con i loro mercenari al fianco di Haftar mentre gli americani paiono piuttosto divisi. Da un lato il Consiglio per la sicurezza nazionale appare più vicino ad Haftar dall’altro il Dipartimento di Stato più vicino al governo riconosciuto dall’Onu. Se dovesse prevalere questa seconda linea forse vi sarebbe un maggiore bilanciamento a livello diplomatico che potrebbe limitare l’avanzata di Haftar. Ad avallare questa ipotesi, il capo del comando Africa del Pentagono, secondo alcune indiscrezioni riportate dalla Reuters, avrebbe affermato che  il velivolo senza pilota della missione Africom, abbattuto in Libia il 21 novembre scorso nei pressi di Tripoli, sia stato distrutto da un sistema di interferenza russo. Il Pentagono ha più volte ammonito i russi a fermare il supporto ad Haftar. Insomma, in Libia sembra essersi aperto l’ennesimo capitolo della “nuova guerra fredda” tra Washington e il Cremlino. Per questo il ruolo della Francia appare, in questo momento, più marginale rispetto al rinvigorito scontro delle due superpotenze.

  • Come si spiega il ruolo a tutto campo della Turchia nel Mediterraneo ?

La Turchia non solo sta diventando l’ago della bilancia della partita libica ma sta cercando di allargare la sua influenza nel Mediterraneo. Nei già citati accordi tra la Turchia e il Governo di accordo nazionale è stata concordata la  delimitazione delle rispettive Zone economiche esclusive che, di fatto, negherebbe qualsiasi ruolo delle isole greche nella definizione delle proprie Zee ed estenderebbe di circa un terzo i confini della piattaforma continentale turca, coprendo peraltro zone cruciali per le estrazioni di idrocarburi offshore in un’area che Cipro ritiene sua zona economica esclusiva. Inoltre conferirebbe alla Turchia i diritti di estrazione del petrolio, gas e i relativi gasdotti che solcheranno quella zona del Mediterraneo orientale verso l’Europa. Il controllo su questa porzione del Mediterraneo orientale, è rivendicata anche da Grecia, Cipro ed Egitto. Questo potrebbe essere un nuovo motivo di crisi in un’area già di per sè altamente destabilizzata.

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carrri armati alla periferia sud di Tripoli
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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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