La Libia e le conseguenze dell’uscita di scena di Haftar
Il pericolo più grande è quello della somalizzazione della Libia. Il vuoto lasciato dal Generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar rischia di fare saltare i già precari equilibri e scatenare una guerra civile di tutti contro tutti.
L’allentarsi delle tensioni in Siria e nel sud est asiatico col ridimensionamento, per il deciso intervento della Cina, del dittatore nord coreano Kim Jong-un, hanno tuttavia fatto ritornare in primo piano anche a Washington, Londra e alla Nato il delicato dossier libico.
Mentre a Roma e Parigi il dopo Haftar, oltre a catalizzare la maggior parte dell’attenzione delle rispettive intelligence, ha innescato un braccio di ferro al limite della rottura militare oltre che politica fra i due paesi.
La Francia si muove su due fronti: da una parte è impegnata nella ricerca dell’erede di Haftar, dall’altra mira a scavalcare l’Italia nel sud del paese. In particolare nel Fezzan, dove lo scorso anno Roma ha anticipato sul tempo francesi, inglesi e russi e ha stretto rapporti col le tribù della regione chiave per i traffici e l’influenza nei confronti della Tripolitania e con i paesi africani confinanti, Niger, Ciad, Sudan.
”La Francia vuole garantirsi una transizione quanto più possibile favorevole ai propri interessi” conferma l’editorialista e analista Michela Mercuri, docente di Storia Contemporanea dei Paesi mediterranei ed esperta di Libia.
- Obiettivi francesi ?
Prima di ufficializzare la scomparsa del Generale Haftar, Parigi sta tentando di dialogare con la propria intelligence con le tribù libiche per evitare il caos del Paese e perdere il controllo della Cirenaica. Controllo che si é guadagnata in questi 5 anni vendendo armi ad Haftar e facendoselo amico.
- Pericoli di infiltrazioni del terrorismo islamico?
Uno dei principali rischi della Francia é quello di vedersi sottratto il posto al sole da alcuni gruppi islamisti che potrebbero sfruttare questo vuoto di potere, per insediarsi nell’Est della Libia. Sarebbe una debacle non solo per la Francia ma soprattutto per l’Egitto che aveva in Haftar una sponda importante per arginare le infiltrazioni jihadiste dalla Cirenaica verso il confine egiziano. Quindi ci sarà un ruolo importante dell’Egitto e degli Emirati, per la transizione ad Haftar.
- Chi prenderà il posto del Generale?
La successione si presenta molto difficile e molto destabilizzante per gli equilibri, perché in realtà nel bene e nel male Haftar era una sorta di connettore di alleanze tra le milizie e i gruppi dell’est del Paese e anche un baluardo della laicità del Paese e inoltre riusciva a dialogare con Egitto ed Emirati. Questo causerà un profondo rimescolamento delle carte che potrebbe provocare, come già sta accadendo, una recrudescenza delle violenze. Perché ogni gruppo di potere cercherà di avere un posto al sole, cercherà di conquistare una fetta di potere, di sostituirsi al generale Haftar sfruttando questo vuoto di potere, con tutte le conseguenze del caso, aggravando cosi il caos non solo nell’Est ma in tutto il Paese.
- E il Governo Sarraj?
L’uscita di scena di Haftar non rafforza affatto la posizione di Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj, il Premier del Governo filo Nazioni Unite che si trova a Tripoli, perché parliamo di figure profondamente diverse, con alleati diversi. A Tripoli non dovrebbero gioire, ma preoccuparsi davvero.