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Libia una guerra in sordina sul baratro del terrorismo

 

Libia, guerra civile, Sahara e terrorismo. Da sponda sud del Mediterraneo a terra di conquista del Daesh, il sedicente stato islamico. Dopo mesi di oblio, Washington lancia l’allarme sulla crescente presenza dell’Isis in Africa.Libia una guerra in sordina sul baratro del terrorismo

In realtà l’intelligence italiana ripete da anni agli Usa e allo Shape, il quartier generale della Nato, che il fondamentalismo islamico va arginato e combattuto in Libia e Sahel e dal Maghreb al Mozambico.

Analisi che si perdono nel labirinto delle emergenze globali e fra i raptus dell’attuale amministrazione americana.

Da mesi,a Tripoli e dintorni,  la guerra di tutti contro tutti si è comunque per così dire assestata, trasformandosi in un conflitto costante, ma a bassa intensità.

“L’attuale situazione in Libia è dominata da una fase di stallo che riguarda soprattutto la battaglia attorno alla capitale. A Tripoli le milizie vicine al governo di Fayez Al Sarraj e l’esercito guidato da Khalifa Haftar continuano a fronteggiarsi”, conferma l’editorialista Mauro Indelicato, esperto di analisi strategiche.

Libia una guerra in sordina sul baratro del terrorismo
Mauro Indelicato
  • Una guerra in sordina pronta a riesplodere?

Anche se oramai se ne parla poco, in realtà raid, bombardamenti e scambi di colpi di artiglieria sul campo non hanno mai smesso di essere il tragico sfondo in cui scorre la quotidianità della Libia. Nessuna delle due principali parti in campo ha la forza di prevalere sull’altra, purtroppo però al contempo nessuna ha intenzione di intavolare serie trattative politiche per uscire dall’impasse.

  • Un conflitto che torna d’attualità quando crescono i rischi del terrorismo o della destabilizzazione del Maghreb?

A livello internazionale, l’Europa si sta mostrando ancora incapace di affrontare in modo netto il dossier. L’ultima iniziativa annunciata, quella cioè che riguarda l’attesa conferenza da tenere a Berlino, potrebbe dimostrarsi solo una vetrina. Questo perché la situazione è nettamente in mano alle potenze regionali che si contendono le zone di influenza in Libia: da un lato vi è la Turchia che, assieme al Qatar, sta appoggiando il governo di Al Sarraj, mentre dall’altro gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita stanno sostenendo Haftar.Libia una guerra in sordina sul baratro del terrorismo

  • Washington da che parte sta?

In questo contesto, occorre registrare un impegno non primario da parte degli Stati Uniti. Washington, nell’ottica di un complessivo disimpegno dal medio oriente, considera il dossier libico non prioritario. Tuttavia, la Libia è importante per gli Usa nella guerra al terrorismo: negli ultimi mesi si sono intensificati i raid di Africom, il comando americano in Africa, contro postazioni dell’Isis nel sud del paese arabo. Anche di recente il Dipartimento di Stato Usa ha sottolineato l’aumento della pericolosità del terrorismo in Africa, con la situazione riguardante i gruppi affiliati all’Isis presenti in Libia tenuta particolarmente sotto controllo. Droni partiti dal Niger, ma anche da Sigonella, negli ultimi tempi hanno preso di mira località dove si sospetta la presenza di basi jihadiste soprattutto nel Fezzan. L’allarme lanciato dagli Usa appare particolarmente serio e mette in rilievo come l’instabilità libica potrebbe portare al dilagare del fenomeno islamista sia a Tripoli che nell’est del paese.

  • Chi controlla meglio l’evoluzione della situazione in Libia ?

Il pallino della situazione sembra sempre più nelle mani della Russia. Mosca, in particolare, sta sfruttando sia il disimpegno degli Usa che l’incapacità europea, italiana e francese in primis, di venire a capo del dossier libico. Nelle ultime settimane almeno 200 contractors russi della società Wagner sarebbero arrivati in Libia e questo potrebbe essere confermato soprattutto grazie alla scoperta di vittime russe alle porte di Tripoli.

Il Cremlino, diventato attore fondamentale per gli equilibri del medio oriente specie dopo la vittoria dell’alleato Assad in Siria, vuole consacrare il suo nuovo ruolo nella regione mettendo mani al dossier libico.

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al Serraj e Haftar
  • La Russia chi sostiene?

Al momento sostiene Haftar: il generale riceve finanziamenti da Mosca, la moneta che circola in Cirenaica è stampata in Russia, sono quindi forti i legami tra l’est del paese ed il Cremlino. Tuttavia non è da escludere, come già visto in altri scenari mediorientali, un ruolo principalmente mediatore della Russia nel paese arabo.

  • Prospettive, a breve e lungo termine ?

Le incognite non mancano. A differenza che in Siria, Mosca non ha in Libia il medesimo radicamento  territoriale: al Cremlino manca un know how posseduto invece da altri paesi, in primis l’Italia e la Francia. Dunque, Putin per poter agire in Libia ha comunque bisogno di altri attori internazionali. Ecco perché la Russia è sì sempre più presente nel paese, ma ancora non in modo ufficiale, limitandosi per adesso a schierare solo contractors di una società privata. La situazione però potrebbe cambiare già nelle prossime settimane.Libia una guerra in sordina sul baratro del terrorismo

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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