Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Dino Petralia
Luce e buio. Il buio è proprio il contrario della luce?
Bianco e nero, alto e basso e tanti altri opposti lo sono ma relativamente. Il buio decisamente si ! e lo é in modo netto.
Il bianco e il nero, l’alto e il basso esistono autonomamente e a prescindere; la luce c’é se non c’é il buio. E viceversa.
Sembra un sofisma, un’astuzia espressiva, una suggestione verbale. Invece é una grande verità!
Se annulli il bianco restano mille e mille sfumature colorate e se accorci l’alto non è detto che diventi basso. Se invece azzeri la luce, lui, il buio, invade e rimane. E se provi anche con un cerino a rischiarare il buio irrompe comunque la luce.
Sul piano della logica neppure il SI è il contrario del NO, perché nel mezzo ci stanno i forse e i quasi.
Nello sconfinato spettro delle variabili i falsi opposti stanno alle estremità ed essi stessi contengono infinite variabili; tra luce e buio il passaggio invece è brusco.
L’alba e il tramonto con il loro chiarore lieve e fragile sono pur sempre luce; il buio è buio e basta.
Nella dimensione sentimentale tutto invece cambia.
Ad occhi chiusi, Il buio che c’è invita delicatamente un cuore desideroso ad inseguire pensieri ed emozioni luccicanti, edificando scenografie accecanti e visioni piene di luce e ancora prenotando traslochi in tempi e luoghi anch’essi soleggiati e sfavillanti.
Così come innanzi ad un sole d’estate, se buio è l’intimo, foschi e velati saranno i suoi raggi, fino a spegnersi ai nostri occhi interni nelle tenebre più intense.
La verità é che i sensi dell’anima hanno altre papille e luce e buio ai sensori dell’umore fluttuano senza regole.
Se, con un esercizio d’amore, noi adesso chiudiamo gli occhi e pensiamo ai giardini felici dell’adolescenza, li vedremo assolati e crepitanti di scirocco; e vedremo accesa quella luce interna, più viva del giorno che sta per iniziare, più calda del tepore delle coperte in cui al risveglio ancora siamo avvolti.
Luce e buio, concetti dell’intimo, altalene immaginarie di un sole che oscura e di un buio che rischiara.
Tutto discende dall’invisibile traccia dell’anima.
Oltre che completamente intellegibili solo a sé stessi, le autoanalisi includono in maniera latente un quesito senza tempo, antico quanto l’umanità. L’interrogativo sulla conoscenza dei limiti dell’esistenza, fra essere e divenire. Una ricerca che da Eraclito viene elaborata da una enciclopedica e millenaria sequenza di filosofi e pensatori, fino a quella che più recentemente Piero Citati definisce la “malattia dell’infinito”. In una sorta di escatologia esistenziale, la primordiale constatazione emozionale di “qualcosa” che non ha fine, viene da sempre definita anima. Un’anima che probabilmente cela il mistero di come l’infinito rappresenti l’altra metà di noi stessi.