


Oltre che completamente intellegibili solo a sé stessi, le autoanalisi includono in maniera latente un quesito senza tempo, antico quanto l’umanità. L’interrogativo sulla conoscenza dei limiti dell’esistenza, fra essere e divenire. Una ricerca che da Eraclito viene elaborata da una enciclopedica e millenaria sequenza di filosofi e pensatori, fino a quella che più recentemente Piero Citati definisce la “malattia dell’infinito”. In una sorta di escatologia esistenziale, la primordiale constatazione emozionale di “qualcosa” che non ha fine, viene da sempre definita anima. Un’anima che probabilmente cela il mistero di come l’infinito rappresenti l’altra metà di noi stessi.