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Memorie di sapori…emozioni di Cà d’la Magnolia

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La rubrica della cucina prelibata e di classe

by Dino Petralia

Si può tornare bambini? Si forse si può…basta chiudere gli occhi e affidarsi ai ricordi. Si sentiranno gli stessi odori e sapori, le stesse sensazioni, e i rumori dell’oggi diventeranno per magia quelli di ieri.

E’ proprio quello che fa Vera Dini, ma ad occhi aperti.  Autrice di un delicatissimo libro, “Cà d’la Magnolia”, che altro non é che un reale miraggio, che Vera convive – come ha sempre convissuto – col suo passato.

 Il libro é proprio un reale miraggio, ossimoro di verità tutt’altro che contraddizione o peggio artificio retorico. Il miraggio lo si compie col ricordo e la realtà torna com’era al tempo di esso. Vera lo ha fatto e lo fa.Memorie di sapori…emozioni di Cà d’la Magnolia

In verità ognuno di noi ha dei ricordi custoditi nel tempo e nello spazio dell’anima, ma ce ne sono alcuni che sono così forti da essere indelebili e lucidamente presenti nel quotidiano. Ebbene, quello della Dini ha un valore aggiunto, perché é un ricordo che la scrittrice rende attuale per tutti i lettori. Sia per il fatto che tutti abbiamo memoria viva della nostra infanzia e dei pranzi conviviali dei nostri nonni, sia, soprattutto, perché la capacità espressiva dell’autrice – esperta per elezione e professione in materia di cibo e alimentazione – ci rende partecipi del suo tempo di allora, con la brillantezza dell’amore che la ispira.

Il contesto geografico é quello della Lomellina, dove gli avi possedevano una grande casa padronale detta Ca d’la Magnolia, grazie ad una maestosa magnolia che campeggiava in giardino; e poi la cascina, nel triangolo d’oro della coltivazione del riso, denominata “La Risorta” per via di una ristrutturazione – vissuta come una vera e propria rinascita – compiuta dal trisnonno nel 1875 e via via arricchitasi di generazione in generazione.

Memorie di sapori…emozioni di Cà d’la Magnolia
Vera Dini

Luoghi dove Vera ha trascorso i suoi primi dieci anni di vita, felici e densi di libertà campagnola e di calorosa vicinanza con i nonni. Mus brut, così nonno Giovanni affettuosamente la appellava; uomo apparentemente burbero ma buono e generoso, esperto agricoltore e profondo conoscitore del riso e dei suoi segreti.

In quella grande dimora la trisnonna Francesca aveva iniziato a raccogliere in un quadernetto nero le ricette di casa, ma non solo; anche considerazioni, dettagli e aspetti di una vera e propria arte del ricevere, dedicando a questa raffinata passione i suoi appunti di cultura e civiltà della tavola.

E il pregio del libro di Vera Dini, interprete assai postuma di quegli appunti sparsi, purtroppo andati perduti nel contesto di successivo abbandono di quei luoghi, è quello di averli oggi ricreati. In forma sistematica, ragionata, non solo con la mente ma col cuore, affidando ai dinamismi sensoriali degli odori e dei sapori l’ispirazione di quel reale miraggio che è la scrittura di un ricordo amato e perennemente attuale al tempo stesso.

Come si diceva, sarebbe riduttivo considerare Il piacere di ricevere – questo l’esatto titolo del manoscritto – un semplice ricettario; era un manuale d’armonia, un prontuario di autentica e squisita ospitalità domestica; e chi pensasse che la preparazione di un pranzo importante in quella casa fosse, sì impegnativo, ma ordinariamente affrontabile, sbaglierebbe di certo! La dedizione certosina in occasione di un invito a pranzo comportava l’inclusione di una serie di compiti, ognuno dei quali aveva i suoi delegati responsabili; compiti vari, dal menu alla lista delle portate, dalla definizione della tavola alla lista dei servizi e altro, tutti assistiti da regole di controllo orientate ad armonizzare ogni aspetto, in un complesso sistema d’accoglienza, il più gradito all’ospite e il più immune da imperfezioni. Esisteva anche un day after, dedicato ad annotare i dettagli del pranzo, la lista dei presenti, gli abiti indossati e quant’altro servisse a scongiurare inopportune repliche future; un breve commento finale chiudeva in ultimo il capitolo postumo, così da rendere quel pranzo un autentico evento famigliare.Memorie di sapori…emozioni di Cà d’la Magnolia

Fulcro centrale del libro e ancor prima della lucida memoria di Vera é poi il riso, le ricette del quale – dei risotti più esattamente – occupavano lo spazio maggiore di quello storico e pregiato quadernetto. Sul tema Vera dimostra di essere proprio una provetta conoscitrice, non solo sotto un profilo storico scientifico, frutto di ricerche mirate e competenze professionali, ma anche per l’aspetto prettamente culinario. E di tutto ciò è ampia traccia nel testo, dove ad ogni ricetta e a ciascuna tipologia di riso figura una specifica trattazione che, tra l’appassionato personale e il colto intellettuale, ha il pregio di coniugare romanzo e cronaca familiare, con punte letterarie davvero attraenti.

Il richiamo a quella tradizione di famiglia, così ben descritta nei passaggi emozionali esaltati da una gioiosa fanciullezza,  insieme alla rassegna di pietanze, alla loro magnificenza e storica valenza di ognuna, fanno dunque di questo libro un dono sublime all’arte del buon ricevere; e di Vera Dini l’erede più sincera e l’interprete più autentica di quell’affascinante clima esistenziale che un tempo animava Cà d’la Magnolia e che oggi, grazie a queste memorie, diventa patrimonio di tutti.Memorie di sapori…emozioni di Cà d’la Magnolia

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Dino Petralia
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Magistrato emerito, già Procuratore Generale di Reggio Calabria e capo del Dap
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