Era considerato uno dei migliori piloti della storia dell’automobilismo Niki Lauda, morto all’età di 70 anni nella clinica svizzera dove era ricoverato. Ultima tappa di un calvario di cure e trapianti seguite alle gravi ustioni riportate nel terribile schianto al Nurburgring nel1976. Incidente che lo lasciò sfigurato: fu estratto incosciente, ma vivo, e con ustioni di terzo grado su tutto il corpo dall’abitacolo della sua monoposto dal collega italiano Arturo Merzario.
Oltre alle fiamme che ne segnarono il volto per sempre, il pilota austriaco fu fiaccato dalle inalazioni dei velenosi fumi di benzina che danneggiarono i polmoni. Quei polmoni che proprio otto mesi fa lo costrinsero ad un trapianto che gli prolungò miracolosamente la vita fino all’ultima notte tragica per tutto il mondo della Formula 1 e non solo.
“I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili, come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà”, scrivono i familiari.
Una vita da film, quella del pilota-leggenda Niki Lauda, poi diventato imprenditore e uomo Mercedes, come ha ricostruito bene anche nell’ultima e fortunata pellicola Rush.
Nato a Vienna il 22 febbraio del 1949 da una famiglia di banchieri austriaci, Lauda si interessò all’automobilismo fin da giovane. I suoi genitori non intendevano assecondarlo e così il giovanissimo Niki comprò con un prestito la prima vettura per prendere parte a competizioni automobilistiche. Partecipò al campionato di Formula Vee e successivamente passò alla Formula 3.
La sua carriera sembrava essere ormai a un punto di non ritorno, quando, grazie a un altro grosso prestito bancario, garantito anche da una polizza di assicurazione sulla vita, riuscì a garantirsi un posto presso il team March in Formula 2.
Da lì in poi un successo dietro l’altro, fino all’approdo a Maranello nel regno di Enzo Ferrari. Divenne per tre volte campione del mondo di Formula 1 (nel 1975 e 1977 con la Ferrari e nel 1984 con la McLaren), mentre come imprenditore ha fondato e diretto due compagnie aeree, la Lauda Air e la Niki.
Come dirigente sportivo, dopo avere diretto per due stagioni la Jaguar, dal 2012 ha ricoperto la carica di Presidente non esecutivo della scuderia Mercedes AMG F1.
Ha disputato 171 Gran Premi, vincendone 25, segnando 24 pole position e altrettanti giri veloci. Ha avuto una carriera sportiva di grande livello guidando oltre che per March e Ferrari, BRM, Brabham e McLaren.
Restano nella storia dell’automobilismo e della F1 i tre titoli Mondiali e l’incredibile finale del campionato 1976 durante la quale rinunciò a correre sotto il diluvio sul circuito giapponese del Fuji, ‘consegnando’ il titolo al rivale di sempre James Hunt e incrinando irrimediabilmente i rapporti con Maranello.
Unanime il cordoglio per quella che viene considerata la scomparsa di un grande Campione.
Un Campione del Mondo in pista e fuori, un amico sincero, un uomo diretto e leale. Una scomparsa, viene sottolineato, che esalta ancor di più il valore sportivo della leggenda di Niki Lauda.