Sentenza Lulù
Bau e miao non più oggetti ma “piezz e core” come i figli, ha riconosciuto il Tribunale di Pavia.
A fare notizia e a rappresentare un precedente, è stata Lulù , una golden retriever di quattro anni.
Quando i suoi padroni, due quarantenni che vivono in un paese della Bassa pavese, hanno deciso di lasciarsi oltre a dividersi il mutuo della casa, la macchina e i mobili, hanno dovuto anche decidere con chi dovesse andare a vivere Lulù.
Di comune accordo hanno stabilito che l’ex moglie terrà il cane ma l’ex marito verserà gli alimenti per contribuire al suo mantenimento e potrà comunque portare a spasso l’adorata golden retriever.
Cani, gatti, cavalli, coniglietti, tartarughe, criceti e canarini, finiscono sempre più di frequente negli atti delle separazioni. A fare da battistrada una sentenza del Tribunale di Cremona dell’11 giugno 2008, che ha equiparato gli animali domestici alla prole, ordinando l’applicazione speculare di tutte le garanzie previste per l’affido condiviso dei figli minori ai cani. Con la divisione delle spese al 50%.
Ecco gli altri precedenti:
Nel 2013 la Corte di Cassazione in considerazione del legame affettivo che si era creato tra una bimba e il micio di casa ha ritenuto legittimo affidare il gatto al coniuge presso il quale era stata collocata la figlia minore.
Nel febbraio scorso il Tribunale di Como è nuovamente intervenuto sulla materia precisando che in caso di contrasto il giudice non è tenuto a prendere una decisione ma non può sindacare le volontà degli ex coniugi nel caso via sia un accordo, potendo negare la separazione consensuale solo nel caso in cui questa sia contraria all’ordine pubblico o agli interessi degli eventuali figli.
Recente il caso, in sede di separazione giudiziale davanti al presidente, di una coppia che ha fissato le linee guida su come gestire cani, gatti e cavalli che avevano fino al momento della separazione allevato insieme: affidati a lei e diritto di visita per lui, per vederli e portarli a sgambare su richiesta.
“Ma l’assegno di mantenimento per il cane o per il gatto non è ancora la regola generale- afferma e Michela Vittoria Brambilla, Ex Ministro del Turismo e attuale Presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambinte– in caso di separazione tra coniugi che hanno condiviso l’affetto per un animale domestico, ma bisogna individuare dei criteri, come ho fatto in una mia proposta di legge, per evitare che gli animali siano penalizzati quando la coppia scoppia”.
Nel caso della cioppia di Pavia ,all’esito di una negoziazione assistita dagli avvocati come, già detto, Lulù resterà con l’ex moglie ma l’ex marito verserà degli alimenti per contribuire al suo mantenimento e potrà vederla previo appuntamento telefonico. “Capita sempre più spesso – osserva Brambilla – che accordi di questo genere, di solito modellati su quelli relativi ai figli minorenni, siano convalidati dal giudice della separazione, e certo è sempre meglio, anche per gli animali di casa, che la coppia arrivi ad un’intesa. In caso di conflitto sull’assegnazione dell’amico a quattro zampe, il magistrato non è tenuto ad occuparsi del problema. E gli animali, soggetti deboli e meritevoli di tutela ma considerati oramai membri della famiglia, rischiano di subirne le conseguenze”.
Come evitarlo?
“La risposta – ricorda la parlamentare di Forza Italia, che é anche presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente – è nel progetto di legge che ho depositato alla Camera – AC795 ‘Introduzione dell’articolo 155-septies del codice civile, concernente l’affido degli animali di affezione in caso di separazione dei coniugi’ – per regolare una materia che può diventare motivo di scontro, con pregiudizio per l’incolpevole quattro zampe. Secondo il testo proposto, in mancanza di un accordo, il giudice – ‘a prescindere dal regime di separazione o di comunione dei beni e a quanto risultante dai documenti anagrafici dell’animale, sentiti i coniugi, la prole, se presente, e, se del caso, esperti del comportamento animale’ – attribuisce l’affido, esclusivo o condiviso, alla parte ‘in grado di garantire il maggior benessere’ dell’animale.
“Nel nostro Paese – sottolinea Brambilla – quasi una famiglia su due convive almeno con un animale domestico, quindi la casistica che ho descritto è piuttosto frequente. Mi auguro che la commissione Giustizia esamini la mia proposta e si faccia carico del problema”.
“Ancora oggi – conclude la Presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente – il diritto italiano considera gli animali come oggetti, in netto contrasto con l’art.13 del Trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea, che definisce gli animali ‘esseri senzienti’ e impone al legislatore europeo e agli Stati membri, sia pure con deroghe, di ‘tener pienamente conto’ di tale principio. E’ ora di cambiare prospettiva anche in Italia, a cominciare dalla Costituzione per arrivare ai codici civile e penale. Si è infatti oramai affermata una coscienza di amore nei confronti degli animali e rispetto dei loro diritti. Me ne sono resa interprete presentando ben cinquanta proposte di legge ispirate al principio che gli animali debbano essere riconosciuti come esseri senzienti e quindi soggetti portatori di diritti”, conclude Brambilla.