Primarie di popolo
Le primarie Pd battono la piattaforma Rousseau dei 5 Stelle per un milione e ottocento mila votanti in carne e ossa contro 60 mila invisibili click sul web.
E’ questo, assieme all’elezione diretta con oltre il 63% per cento di consensi di Nicola Zingaretti alla leadership e al ticket con Paolo Gentiloni alla Presidenza, l’effettivo significato politico della consultazione popolare del Partito Democratico.
A Maurizio Martina e a Roberto Giachetti sono andati rispettivamente il 24,5% ed il 12,5% dei voti delle primarie del popolo Pd.
Un milione e 800 mila cittadini sono scesi in strada si sono messi in coda ed hanno personalmente scelto il nuovo segretario del Pd presso 7 mila e più seggi allestiti in tutta Italia. Una prova di democrazia diretta e di radicamento territoriale che, nonostante le varie piattaforme on line, i grillini e tutti gli altri partiti non hanno ancora la capacità di realizzare.
Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd e Paolo Gentiloni alla Presidenza, candidatura quest’ultima ancora da formalizzare ufficialmente, rappresentano una svolta destinata a cambiare da subito gli scenari politici in atto fino adesso.
Rispetto al Governo, tanto per i 5 Stelle che per la Lega, quanto per gli altri partiti della sinistra cade infatti la pregiudiziale renziana che impediva anche le semplici ipotesi politiche di ricerca di alleanze e accordi tattici sui singoli provvedimenti parlamentari.
Nell’ambito dell’opposizione, con Zingaretti al Nazareno mutano profondamente inoltre i rapporti con gli altri leader e partiti di sinistra e in particolare con i fuoriusciti dal Pd: Massimo D‘Alema, Luigi Bersani, Roberto Speranza, Miguel Gotor, Doris Lo Moro, Filippo Bubbico, Piero Grasso e tanti altri esponenti di primo piano costretti a fondare un partito a parte per continuare a fare politica.
“Unità e cambiamento. Farò di tutto per essere all’altezza. Apriremo una nuova fase costituente per un nuovo Pd e per far contare di più le persone”. Come dire, parafrasando lo slogam di una catena di supermercati, “persone oltre i voti”, ha assicurato con un sorriso alla Moltalbano il nuovo leader del Partito Democratico.
Ma il Parlamento non è Vigata e le trame di Palazzo Chigi e del Governo del Paese sono infinitamente più complesse e delicate di quelle dei gialli polizieschi di Andrea Camilleri.
Come per l’Italia, insomma, fatto il Segretario resta ancora da rifare il partito democratico.