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Canoni e metodi seduttivi della sub cultura della mafia

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Augusto Cavadi 

La visione del mondo da parte della mafia è, come ogni altra, costituita da una serie di tasselli, tra cui: obbedienza assoluta ai capi, familismo amorale, sciovinismo campanilistico, maschilismo paternalistico, esaltazione dell’omertà, enfatizzazione dell’onore, svalutazione del lavoro, tendenza al dogmatismo, propensione al fondamentalismo, violenza come linguaggio, valorizzazione del sadismo, individualismo a-politico, robinhoodismo ideologico, sottovalutazione della vita terrena.Canoni e metodi seduttivi della sub cultura della mafia

Questa visione del mondo non viene insegnata a livello puramente teorico, intellettuale, cognitivo: la pedagogia mafiosa é “integrale”, mira a formare «tutto l’uomo». Inoltre é “territoriale” perché destinatari sono non solo i minori, ma tutti i cittadini di un territorio; infine é “contestuale” perché non si accontenta di condizionare settorialmente, bensì tocca trasversalmente tutti gli aspetti della vita quotidiana e tutti i momenti della vicenda storica.

Se un’associazione criminale può considerarsi di tipo mafioso quando persegue arricchimenti illeciti e posizioni di dominio mediante seduzione e violenza, può essere istruttivo tematizzare l’elemento, per così dire, della seduzione.Canoni e metodi seduttivi della sub cultura della mafia

Differentemente dalle narrazioni prevalenti, il mafioso spesso non si accosta a un soggetto con modi minacciosi; al contrario, inizia a corteggiare offrendo servizi (ad esempio protezione), prestiti in denaro, raccomandazioni utili a salire i gradini della scala sociale o in alcuni casi avanzando proposte chiaramente corruttive.

Solo se il soggetto “avvicinato” si mostra restìo all’adescamento, il mafioso può decidere di passare all’intimidazione: di sostituire la carota con il bastone.

L’esperienza ci dice che le cosche riescono a coinvolgere, a titolo di supporter e complici, un consistente numero di cittadini di varie età e fasce sociali: il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta riteneva che un quinto circa dei 5 milioni di siciliani fosse più o meno stabilmente irretito nel sistema mafioso.

Canoni e metodi seduttivi della sub cultura della mafia
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Questa strategia di coinvolgimento sarebbe possibile senza la proposta di condividere, insieme a opportunità di carriera e di arricchimento illecito, anche un “codice culturale” (Umberto Santino)? O la persistenza del fenomeno mafioso (almeno dall’Unità d’Italia a oggi) è comprensibile solo se si ammette che le organizzazioni di tipo mafioso sono state e sono anche agenzie pedagogiche (in senso ampio, dunque efficaci nei riguardi degli abitanti di un territorio di ogni età)? Insomma: la mafia é mafia – e non mera criminalità episodica – perché trasmette di generazione in generazione una visione-del-mondo e lo fa in maniera persuasiva e pervasiva.

Se queste sommarie analisi sono realistiche, una pedagogia democratica, alternativa alla pedagogia mafiosa, dovrebbe ribaltarne i contenuti pur all’interno della medesima impostazione.

Ribaltarne i contenuti, i tasselli: proponendo il senso critico, la solidarietà ‘larga’, l’ethos del lavoro ben fatto, il gusto dell’impegno politico, la passione per la bellezza naturale e artistica, l’eroicità della nonviolenza…Canoni e metodi seduttivi della sub cultura della mafia

Ma all’interno della stessa impostazione: dunque attivando strategie educative che – a imitazione della pedagogia mafiosa – siano altrettanto integrali, altrettanto territoriali, altrettanto contestuali.

Non si tratta di criteri facili a attuare. Solo che, accontentandosi di meno, si rischia di indebolire la mafia come soggetto militare, politico ed economico, ma di lasciarle la perfida egemonia come soggetto pseudo pedagogico-culturale.Canoni e metodi seduttivi della sub cultura della mafia

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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