Pink Floyd forever“..What exactly is a dream and what exactly is a joke….” (“..Mi Chiedo chi stia scrivendo questa canzone e cosa è esattamente un sogno e che cosa è esattamente uno scherzo…) Jugband Blues – Syd Barrett
Quando nel 1973 uscì Dark Side Of The Moon, con il battito del cuore così vero da poter immaginare anche un respiro, il muro del suono dell’Hammond, l’organo elettrico, di Rick Wright, il giro del basso imperativo di Roger Waters, il pianto della chitarra e la voce di velluto di David Gilmour, non solo i Pink Floyd – band di suoni e di visioni extrasensoriali – erano convinti di aver creato Qualcosa di importante, ma tutti noi tra i 12 e i 90 anni abbiamo scoperto la nascita di Bach e Beethoven in versione rock.Si è aperta al Victoria and Albert Museum di Londra la mostra sensorround interamente dedicata alla band che ha regalato l’immortalità al rock.
I giorni dell’ UFO pieni di suoni, colori e visioni lisergiche preparavano le tracce di capolavori come la suite di Atom Heart Mother, le riflessioni sulla incomunicabilità di If e le sonorità dell’anima di Echoes e Shine on you.
Il genio corroso di Syd Barrett, sublimato in Wish you were here, ha trovato nella voce sporca e disperata di una Marianne Faithfull adulta lo specchio dei ricordi scritti da Roger Waters che non ha mai voluto cantare il suo canto d’addio, crudo e reale a Syd, compagno di studi e di genio: Incarceration of a flower child.La follia alimentata dagli acidi era diventata stalattite di ghiaccio nel 1970, ma Syd Barrett – perso tra genio e schizofrenia – si era trasfuso già nel 1968 in David Gilmour, the other side del gemello amato e odiato Roger Waters, lucido cantore delle follie altrui.
“Their mortal remains“, il titolo della mostra, non è celebrativo, è solo la sintesi di ciò che resta oltre l’immanenza e l’immortalità della musica creata e oltre un concetto nuovo di arte scenica nata su di un palcoscenico.Il sound dei Pink Floyd fuso da tre geni musicali ed esaltato da un ottimo, onesto batterista è irripetibile ed inimitabile, il blend delle voci di Wright e Gilmour in Echoes – ancora nei Tours del 2006 – poco prima della scomparsa del tastierista, ha realizzato ovunque standing ovations lunghe quanto l’intero brano, più di venti minuti.
Sono nati amori e passioni tra le note di The great Gig in the Sky il prisma che rifrange l’iridium dell’arcobaleno è diventato un simbolo di creatività, dell’armonia musicale che culla la follia.Forse solo Baudelaire e Rimbaud hanno saputo giocare con le parole, la morte e la pazzia che sgorgano in Brain Damage o in Eclipse, di perfezione struggente.La saga dei Floyd e dei loro mortal remains inizia con il pulmino storico, bianco e nero, in giro nei pomeriggi pieni di fermenti di Cambridge e, nonostante le vicende giudiziarie, i lutti, i divorzi, le nuove compagne e le decine di figli, diventa mito, arte e sinfonia perenne anche dopo cinquanta anni, in cui il mistero della follia e l’ombra della morte sono compagni di vita ogni notte quando la luce della luna lascia il cielo e svela il nodo di stupore in cui “……there is no dark side of the moon, really. Matter of fact is all dark….” – Gerry O’ Driscoll, portiere degli studi di Abbey Road, a Roger Waters, da DSOTM, marzo 1973. Pink Floyd forever !
Pinkie