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Ancestralità criminale del maschio ? no solo pulsioni individuali più o meno patologiche

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Augusto Cavadi

Maschilità, devianze, crimine (Meltemi, Milano 2018), di Cirus Rinaldi, non è un testo divulgativo, ma la sua tesi centrale merita di essere divulgata (anche dopo alcuni anni dalla pubblicazione).

Non é un testo divulgativo: infatti l’autore procede in fittissimo confronto con i sociologi, i criminologi, gli antropologi elencati nella bibliografia finale, che occupa ben venti pagine.Ancestralità criminale del maschio ? no solo patologie psichiatriche

Tuttavia la sua tesi centrale merita di essere conosciuta ed esaminata: infatti, capovolgendo l’opinione tradizionalmente maggioritaria, consiste nell’affermare che i maschi, quando delinquono, delinquono  non perché sono maschi, ma perché vogliono diventarlo.

A prima vista la tesi può risuonare sterilmente provocatoria: maschi si nasce, non lo si diventa (né consumando reati né compiendo imprese eroiche). Ma se questo è vero (abbastanza vero, non assolutamente) dal punto di vista biologico, non lo è dal punto di vista socio-culturale: sin dai primi vagiti, ciò che siamo per natura è modellato secondo le idee e i costumi dominanti nel nostro ambiente. Dunque siamo maschi o femmine anche, ma non esclusivamente né prevalentemente, per ciò che ci troviamo fra le gambe (il “sesso”): ma almeno altrettanto rilevante il ruolo che la società ci assegna (il “genere”).  Non si tratta di questioni puramente teoretiche.

Ancestralità criminale del maschio ? no solo patologie psichiatriche
Cirus Rinaldi

Se, come in questo denso testo di Rinaldi, ci limitiamo all’angolazione sociologico-giuridica, osserviamo che in una prima fase la criminologia di matrice materialistico-positivistica ha attribuito alla “essenza” del maschio la propensione a certi delitti e alla “essenza” della donna la propensione ad altri delitti (e ciò sino al punto, ad esempio, che per decenni la giurisprudenza ha stentato ad attribuire a donne responsabilità apicali nelle gerarchie mafiose perché ritenute prive delle qualità psico-fisiche e mentali necessarie).

Ma l’evoluzione della ricerca scientifica ha indotto una graduale, sostanziale, modifica: ci sono “vari tipi di maschilità” che “si (ri)producono, insieme ad altre dimensioni identitarie, proprio attraverso il compimento di condotte devianti e criminali” (p. 151): sia “giovani maschi, razzializzati, di classe operaia o sottoproletari che vivono in contesti svantaggiati economicamente”, sia “maschi privilegiati” appartenenti alla borghesia imprenditoriale, autori di “crimini specifici – come frodi finanziarie, peculato, riciclaggio, danni ambientali, etc. –”, “non fanno ricorso a condotte devianti/criminali perché mossi da predisposizioni, indole o propensioni <naturali>” (p. 152), sono “maschi che si sentono in dovere di fare i maschi ad ogni costo o che per sembrare maschi non possono rifiutarsi di fare qualcosa” (pp. 152 – 153).Ancestralità criminale del maschio ? no solo patologie psichiatriche

Tipico il caso dei reati ai danni di donne, omosessuali e portatori di handicap che riducono le caratteristiche socialmente attribuite agli uomini: è dominando, offendendo, umiliando, picchiando questi ‘non-maschi’ che certi maschi rassicurano se stessi e gli altri di essere tali.

In queste tematiche la cautela non è mai troppa. Come l’essenzialismo naturalistico rischia di de-responsabilizzare i singoli soggetti (“E’ un maschio e si sa che il maschio è cacciatore…”), così altri approcci socio-culturalistici possono incorrere in errori simili (“Si è comportato così perché il suo ambiente sociale non gli aveva offerto altri modelli di maschilità…”). Ma la ricerca intellettuale è fertile quando, costeggiando gli estremi, ne apprende le parti di vero e le raccoglie verso sintesi nuove, se pur provvisorie. E soprattutto quando sa arrendersi agli enigmi antropologici: per quanto condizionati da tanti fattori biologici e sociali, agli esseri umani probabilmente resta un residuo, sia pur minimo, di libertà.

E’ ammettendo  questa capacità irriducibile all’auto-determinazione che possiamo spiegare come mai non si possono stabilire leggi sociologiche assolute: in ogni tipologia di maschi, infatti, troviamo tanto criminali quanto soggetti proattivamente impegnati a rendere questo mondo meno invivibile.Ancestralità criminale del maschio ? no solo patologie psichiatriche

 

 

 

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Augusto Cavadi
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Giornalista pubblicista, Filosofo. Fondatore della Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone di Palermo
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