Consiglieri laici determinanti per far prevalere al Plenum del Csm la nomina di Raffaele Cantone alla Procura di Perugia. Dodici a otto il voto che ha sancito la scelta dell’ex Presidente dell’Autorità anticorruzione che entro luglio, dopo la scontata ratifica del concerto del Ministro della Giustizia Bonafede, si insedierà al vertice della strategica Procura della Repubblica perugina.
L’incipit del neo Procuratore Cantone coinciderà con l’epilogo della sua nomina a Palazzo dei Marescialli, che ha diviso profondamente i consiglieri togati del Consiglio superiore della Magistratura.
Una spaccatura che, con rari precedenti, ha fatto coalizzare e prevalere la politica. Nel confronto fra i magistrati sostenitori di Cantone ( il relatore Suriano, Cascini, e gli altri tre consiglieri di Area) e i sostenitori del Procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini (i cinque dei A & I di Davigo e i tre di Magistratura Indipendente) sono state citate a favore dell’uno e dell’altro candidato le intercettazioni e i whatsApp del caso Palamara. Inchiesta che sarà ereditata, conclusa e portata a processo da Cantone.
Al centro del confronto, il quesito fra l’esperienza di Masini e il prestigioso curriculum di Cantone, rientrato da otto mesi in magistratura e che alla votazione finale prevale con l’unanime consenso dei Consiglieri laici: i tre del Movimento 5 Stelle, Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati, Fulvio Gigliotti, Michele Cerabona e Alessio Lanzi di Fi e Stefano Cavanna indicato dalla Lega. Astenuti i tre consiglieri togati di Unicost e il primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone. Non hanno votato il Vice Presidente del Csm, Davide Ermini e il Procuratore Generale della Cassazione, Giovanni Salvi, che al momento della votazione era assente.